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Dpfp: Pil allo 0,5% e deficit al 3%. Confindustria, crescita anemica, manovra muova Italia
Oggi 02-10-25, 21:21
Deficit al 3% già quest'anno, con leggera correzione al ribasso del Pil allo 0,5% rispetto alle stime di aprile. Un ritmo di crescita un po' più sostenuto nei prossimi anni, allo 0,7% nel 2026, allo 0,8% e nel 2027; nel 2028 allo 0,9%. Il governo dà il via libera al Documento programmatico di Finanza Pubblica (Dpfp), che sostituisce la Nadef e fa dà cornice alla prossime legge di Bilancio. Il rapporto deficit Pil per il 2025, viene previsto "al momento", al 3%, proprio sulla soglia fatidica per poter negoziare con l'Europa l'uscita dalla procedura per disanzo eccessivo. Da questo dipenderà anche lo spazio per incrementare le spese della difesa: la previsione è di un aumento dello 0,15% del Pil nel 2026, di 0,3 % nel 2027 e di 0,5 nel 2028, a patto - per l'appunto - di riuscire a uscire dalla procedura di disavanzo eccessivo. "Confermiamo la linea di ferma e prudente responsabilità che tiene conto della necessità della tenuta della finanza pubblica nel rispetto delle nuove regole europee e delle imprescindibili tutele a favore della crescita economica e sociale dei lavoratori e delle famiglie", commenta il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. Il documento, che dopo il via libera viene trasmesso alle Camere, contiene come concordato nella risoluzione unitaria di maggioranza e opposizione, un aggiornamento delle stime di questa primavera, le previsioni programmatiche sul triennio, e anche una prima articolazione delle misure della legge di Bilancio. "Con la manovra si darà luogo a una ricomposizione del prelievo fiscale riducendo l'incidenza del carico sui redditi da lavoro e si garantirà un ulteriore rifinanziamento del fondo sanitario nazionale", spiega il Mef al termine del Cdm, inoltre, "si procederà nel percorso di incremento delle misure a sostegno della natalità e della conciliazione vita-lavoro". E "al fine di dare continuità agli interventi approvati dal Governo saranno previste specifiche misure volte a stimolare gli investimenti delle imprese e a garantirne la competitività". Le cifre del governo coincidono con le previsioni di Confindustria, da cui arriva la richiesta di una spinta alla crescita: "Senza il Pnrr il Paese sarebbe fermo". Nelle previsioni d'autunno, il Centro Studi di viale dell'Astronomia lima la stima del Pil con un incremento annuo "pari ad appena il +0,5% nel 2025, inferiore di 0,1 punti a quanto previsto nello scenario di aprile", con una leggera accelerazione nel 2026, a +0,7%, sui ritmi del 2024. "La discesa del deficit sotto il 3% crea le condizioni per l'uscita dalla procedura per disavanzo eccessivo - sottolinea il Csc - Il debito, però, continua a salire, a causa della spesa per interessi e degli ulteriori effetti contabili del Superbonus". Per questo, gli industriali tornano a chiedere al governo di fare in fretta: "La crescita anemica del Pil attesa quest'anno e il prossimo rende necessario muovere l'Italia". In un quadro caratterizzato dalle incertezze, "su livelli pari al 2020, durante la pandemia", rileva il report, il presidente Emanuele Orsini torna a invocare "certezze": "Il Pnrr sta contribuendo alla crescita del Paese. Quindi cosa succederà dopo? E' per questo che stiamo continuando a insistere su un piano che abbia la visione di un piano industriale di tre anni per questo Paese, per avere una continuità di misure". Gli incentivi stanno scadendo, servono almeno otto miliardi - è la richiesta - per rifinanziare le misure. L'esempio viene dalla Germania, che "oggi sta mettendo 40 miliardi all'anno fino al 2037. È ovvio che loro se lo possono permettere con il loro debito pubblico, però quando si parla di competitività a questo non si può non pensare". L'obiettivo è rendere strutturale l'Ires premiale e semplificare il meccanismo, ha assicurato il viceministro dell'Economia Maurizio Leo parlando a Confindustria. Per quanto riguarda le coperture, conferma il contributo delle banche: "Sono sicuramente consapevole del fatto che" con le banche "bisognerà con loro dialogare. L'abbiamo fatto lo scorso anno, lo faremo anche quest'anno, dialogheremo e penso che si troverà un punto". La Cgil chiede di restituire ai contribuenti 24 miliardi di Irpef drenati per effetto del fiscal drag: "noi stiamo chiedendo che quei 24 miliardi pagati in più perché c'è un sistema fiscale che non ha aggiornato automaticamente le decretazioni e le aliquote tornino ai lavoratori". "In più - ha aggiunto - chiediamo che venga contrastata davvero l'evasione fiscale. Basta con la rottamazione delle cartelle, basta con le logiche di favorire la rendita finanziaria, la rendita immobiliare".
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