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È nata l'anti Schlein. La mossa di Renzi: lancia Silvia Salis ed è ovazione
Oggi 05-10-25, 09:18
L'asso nella manica di Matteo Renzi per tornare nell'Olimpo della rive gauche della politica italiana. La regina pronta allo scacco matto al Nazareno. Bella, intelligente e con carisma da vendere: la sintesi perfetta di chi ambisce a diventare il nuovo leader dei progressisti. Silvia Salis, sindaco di Genova, è stata accolta ieri pomeriggio con un'autentica ovazione alla Leopolda. Il leader di Italia Viva, nonostante le smentite di circostanza, punta su di lei per defenestrare Elly Schlein, fare (l'ennesimo) sgambetto a Giuseppe Conte e riallineare al centro una coalizione che oggi pende fortemente a sinistra. «L'unione è la forza. È stata la forza del nostro progetto a Genova e l'unione è la forza della classe dirigente del campo progressista che la destra non ha. Nel passato il male del campo progressista è stata la corsa alla differenziazione che non produce nessun risultato, bisogna concentrarsi su quello che ci unisce. Devo dire che a Genova ha funzionato molto bene, per cui lo consiglio». Il primo cittadino ligure, per niente intimorita del palco, ha già iniziato a parlare da leader. «Io voglio dare una suggestione: credo che in Italia serva un Ministero del futuro, che si occupi in modo trasversale di tutto quello che sta succedendo nel paese. E capire se questo è utile e in che modo impatterà sul futuro». Futuro è la parola chiave, non da oggi, di chi vuole scalare la montagna. E giungere fino alla vetta rappresentata dalla candidatura come sfidante di Giorgia Meloni. «Noi siamo costretti come politica a occuparci del quotidiano e purtroppo un grande difetto della politica è inseguire il consenso. Per inseguire il consenso fai fatica ad occuparti del futuro. Per immaginare il futuro servono scelte coraggiose, servono scelte che riguardano energia, transizione ecologica, tutela dell'industria, sono scelte che tutti noi facciamo nella nostra vita, ogni giorno. E che fa poi la politica nazionale. Questo non deve essere un ministero astratto. Ma un ministero che collabora con il lavoro degli altri ministeri. Quando pensiamo a una grande opera servirebbe una certificazione del ministero del futuro - ha concluso Salis - Credo che la politica debba impegnarsi un po' di più in questo, non cercare l'applauso di oggi ma nel cercare di capire se poi nella storia quel gesto sarà applaudito. La politica ha la malattia del taglio del nastro, governare non significa gratificare gli elettori di oggi ma gratificare quelli di domani». Aggregare e cercare di tenere unite le varie anime del centrosinistra pare essere la strategia di Silvia Salis per prendere il posto di Elly Schlein (mai, ovviamente, citata nel suo discorso). «Le sfide sono molte, vanno affrontate con coraggio, la sfida più grande è quella dell'Ia. È la sfida più potente che abbiamo di fronte, è qualcosa della quale noi non riusciamo a capire le potenzialità e cerchiamo di normarla e in questo devo dire che il nostro Paese sta facendo anche una normativa nazionale. Ma l'Ia cambia mentre sto parlando. Dobbiamo chiederci: vogliamo fare parte di questo progresso? La storia ci insegna che chiunque abbia resistito al progresso sia stato spazzato via». La seconda giornata della Leopolda ha visto anche la presenza dei sindaci di Roma, Roberto Gualtieri, di Napoli, Gaetano Manfredi e del presidente del Pd, Stefano Bonaccini. Significativi (e molto applauditi) gli interventi del ministro della Difesa e dell'Istruzione. «Devi togliere il giubbotto di guerra che hai indossato nell'ultimo anno – ha detto Crosetto a Renzi - diventando il nemico numero uno della presidente del Consiglio e ritornare a indossare il giubbotto dello statista che hai sempre indossato fino a un anno fa». Valditara ha parlato a lungo delle riforme necessarie per migliorare la scuola italiana. «Con il decreto Caivano abbiamo introdotto un percorso che non fa sconti. In provincia di Napoli abbiamo rilevato 5300 ragazzi che avevano smesso di andare a scuola. Al termine dell'anno erano 1600, 3500 sono stati recuperati. Questa è la buona scuola».
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Il Tempo
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