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Feltri smonta gli allarmi: la verità sull'educazione sessuale a scuola
Oggi 15-11-25, 14:16
Se da ragazzino mi avessero proposto un corso di educazione sessuale a scuola avrei riso come un matto. I rudimenti dell'amor terreno li avevo appresi senza patemi, e immaginarmi un professore in grisaglia a disquisire di rapporti preliminari e contraccettivi davanti a una classe di adolescenti scalmanati mi sarebbe parso inappropriato nella Bergamo bigotta e pudica baciata dai preti. I tempi però sono mutati: l'esperienza sul campo è stata sostituita dal voyeurismo social; i rapporti sono evaporati in un «volemosebene» universale che non esige verità; e la violenza delle relazioni è esplosa a un punto tale da farci coniare un vocabolo che non amo (femminicidio) e una battaglia per liberarcene. Dunque i signori del politicamente corretto - militanti di sinistra, e forse qualche sessantottino nostalgico dell'euforia orgiastica di quegli anni - hanno teorizzato che la salvezza della società debba passare attraverso l'educazione sessuale in classe. Un seminario di poche ore per uccidere il mostro criminale che cova in noi (mai creduto nei corsi di recupero). Formalmente si presentano come lezioncine sulla emotività e sulle relazioni personali che eviteranno devianze e psicosi. Di fatto – profetizzo - saranno un'infarinata di teorie arcobaleno, fluidità sessuale, generi intercambiabili, bagni unisex, ideologia woke e pansessualismo di massa per non far torto a nessuno. I modelli auspicati non hanno nulla a che vedere con la famiglia tradizionale e mamma e papà potranno tranquillamente accomodarsi in panchina e cedere il passo a genitore «uno» e «due», intercambiabili e anonimi come i bulloni di un motore. Paiono banalità. Ma sono fioriti dati, disquisizioni, classifiche. E la sinistra moraleggiante ha alzato il ditino inquisitore contro l'Italietta del patriarcato e dei fascistelli che non comprendono il ribaltamento dei valori e resistono all'ondata di neoilluminismo che ci dipinge come elementi di un universo senza distinzioni di sesso e dunque più libero. In questo bailamme di attacchi mirati al buonsenso e al povero Valditara, l'unica cosa saggia mi è parsa la decisione del ministro dell'istruzione di presentare un provvedimento che esenti i bimbi delle materne ed elementari dalle lezioni in questione e preveda un'autorizzazione firmata da parte dei genitori per i ragazzi delle medie e delle superiori. Neanche il tempo di illustrarlo all'aula parlamentare che si è scatenato l'inferno. La sinistra ha rimestato nel fango e nel sangue delle povere vittime di violenza, accusando il bravo ministro di oscurantismo e di vanificare la lotta ai femminicidi. Una deputata grillina, in preda a un entusiasmo da stadio, si è spinta addirittura a paragonare Valditara ai mariti che uccidono le mogli poiché, ha detto, «quando una persona sa di non essere all'altezza diventa più violento» (mi chiedo da che altezza sia precipitata lei). Alla fine hanno rinviato tutto a data da destinarsi. Non credo che tra un mese le cose cambieranno. Alla sinistra banalmente sta sulle balle la famiglia e non griderà vittoria finché non l'avrà rasa al suolo. Che sia classica, borghese, lacerata, allargata, sminuzzata, profumata delle brioche del mattino, seduta sulle panche della chiesa o riunita davanti al tg della sera, essa rappresenta per l'opposizione italiana il nemico da combattere e soprattutto far fuori. Non solo non può partecipare all'educazione di un figlio nell'ambito che più le compete, ovvero la sua formazione di individuo, ma neppure stare in un angolo a ponderare la partita. Il che è piuttosto insolito per un Paese di bamboccioni impenitenti che si laureano a trent'anni, lavorano a giorni alterni, sfilano la mattina contro la Meloni e la sera vanno a chiedere i soldi a mamma e papà per farsi l'aperitivo. Famiglia sì, ma solo se ti genera, ti mantiene e non rompe le balle. Non che le famiglie siano un concentrato di santità, dio che ne scampi, come si sa «tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro ma ogni famiglia infelice è infelice a modo suo». Diminuiscono i figli e si moltiplicano i genitori e viene meno quella solidità di regole e relazioni che le caratterizzava un tempo. Ma è lì che è il principio di un individuo, la sua formazione, il suo lessico. Un genitore ha giustamente osservato: controlliamo voti, presenze, andamento scolastico dei nostri figli sbirciandoli dal buco della serratura con quello strumento infernale che è il registro elettronico ma non dovremmo essere informati su quello che fanno nelle classi durante l'ora di educazione sessuale. Leggo che nell'ultima legge di bilancio del governo Meloni ci sono una serie di provvedimenti pensati per le famiglie: l'eliminazione della prima casa dall'Isee e un meccanismo di detrazioni che crescono al crescere dei figli. Che diranno la prezzemolina Schlein e i suoi sodali, o l'Europa woke e progressista infarcita di ideali e di propaganda lgbt? Che è un favore al patriarcato? Ho perso il padre a 6 anni ma ho avuto una madre straordinaria che ha messo insieme i cocci e ha cresciuto tre figli facendoci sentire casa e famiglia. E ogni volta che guardo mia moglie Enoe mi torna in mente il giorno in cui la vidi negli uffici del brefotrofio di Bergamo, lei elegante e svelta a far di conto io solo al mondo e un po' spaurito, con due gemelle neonate da crescere. Mi offrì una spalla e mi sentii finalmente a casa. Divago lo so, l'età me lo consente, ma è nei ricordi che si ritrovano le radici famigliari e il bene ricevuto. Quanto al ministro, vi prego. Ha ottenuto più lui in pochi anni di tutti coloro che l'hanno preceduto. Ha tolto i cellulari dalle scuole, introdotto il cinque in condotta e imposto lo studio della storia e delle poesie. Se non è educazione questa...
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