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Fino a 120 euro in più in busta paga: il piano della maggioranza per il ceto medio
Oggi 24-09-25, 09:19
Un taglio delle tasse che potrebbe alleggerire sensibilmente il prelievo fiscale per il ceto medio, con un guadagno in busta paga che – almeno sulla carta – arriverebbe fino a 120 euro al mese. È questa l'ipotesi che la maggioranza sta studiando in vista della prossima manovra economica, una riforma dell'Irpef che il viceministro dell'Economia Maurizio Leo ha confermato nei giorni scorsi e che punta a ritoccare verso il basso le aliquote per una larga fascia di contribuenti. Secondo le simulazioni elaborate dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, la proposta consiste nella riduzione dell'aliquota dal 35 al 33% per i redditi tra 28mila e 50mila euro, con un allargamento dello scaglione fino a 60mila euro. L'obiettivo? Dare fiato a una platea di circa 12,6 milioni di contribuenti, pari al 31,2% del totale, che attualmente sostiene quasi l'80% dell'Irpef versata allo Stato. Ma il progetto – di cui ne parla il “Corriere della Sera” – resta legato a doppio filo a una domanda ancora senza risposta: dove trovare i 5 miliardi di euro necessari per finanziare la misura? Il risparmio fiscale, ovviamente, varia in base al reddito. Per chi si colloca nella fascia compresa tra 28mila e 50mila euro, il beneficio stimato oscilla da 20 euro l'anno (poco meno di due euro al mese, per chi guadagna 29mila euro) fino a 440 euro annui per chi si avvicina al tetto dei 50mila. Questa platea riguarda circa 9,6 milioni di italiani e il costo per le casse pubbliche è stimato in 1,2 miliardi di euro. Per i redditi tra 50mila e 60mila euro, invece, il taglio è più sostanzioso: l'aliquota scenderebbe di dieci punti percentuali (dal 43% al 33%). Il beneficio fiscale, in questo caso, va da 540 euro all'anno per chi guadagna 51mila euro, fino a 1.440 euro annui – ovvero 120 euro al mese – per chi è esattamente a quota 60mila. Si tratta di circa 940mila contribuenti, con un costo stimato in 756 milioni di euro. Non finisce qui. Anche chi supera i 60mila euro di reddito annuo beneficerebbe – in automatico – del taglio massimo previsto, cioè 1.440 euro l'anno. In questa fascia si trovano circa 2,1 milioni di contribuenti, per un impatto stimato di 3 miliardi di euro. Insomma, due miliardi di euro servirebbero per coprire la riduzione fino a 60mila euro, mentre altri tre sarebbero destinati ai redditi superiori. Totale: 5 miliardi. E qui arriva il problema principale. I soldi per coprire l'intervento, al momento, non ci sono. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha già invitato alla prudenza: il quadro economico internazionale è incerto, le risorse sono limitate e ogni promessa dovrà fare i conti con i saldi di bilancio. Toccherà alla prossima Nota di aggiornamento al Def, attesa per l'autunno, indicare se e come sarà possibile finanziare l'intervento. Non è escluso che, già in fase di approvazione parlamentare, si scelga di sterilizzare il beneficio per i redditi più alti, quelli sopra i 60mila euro, così da ridurre l'impatto complessivo. Un meccanismo simile è già stato utilizzato nel primo modulo della riforma Irpef approvato lo scorso anno. Resta il fatto che il tema del cuneo fiscale – e della pressione sul ceto medio – è ormai da anni al centro del dibattito politico. Un taglio, seppur limitato, rappresenterebbe un segnale di attenzione verso quella fascia di lavoratori che più di altri sente il peso delle tasse, ma che spesso rimane esclusa dai bonus e dalle agevolazioni. Tuttavia, la misura rischia di tradursi in un vantaggio percepito solo marginalmente da una buona fetta della platea. Per esempio, per un reddito lordo di 30mila euro, il risparmio si aggirerebbe intorno ai 40 euro annui. Solo chi supera i 50mila euro vedrebbe un effetto realmente significativo sulla busta paga. In parallelo, prosegue anche il confronto su eventuali modifiche alle detrazioni e sulle addizionali locali, che potrebbero influire sull'impatto reale del taglio. C'è poi il tema della tempistica: il beneficio sarà distribuito mensilmente o verrà recuperato in fase di conguaglio fiscale? La proposta è ambiziosa, ma bisogna trovare soluzioni. Servono 5 miliardi, ma finché non saranno trovati, la riforma resta solo un'ipotesi. Eppure, proprio in un momento in cui l'economia rallenta e l'inflazione erode il potere d'acquisto, un segnale concreto di riduzione del carico fiscale potrebbe fare la differenza – soprattutto per chi è al centro, spesso trascurato, del sistema.
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Il Tempo
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