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Francia, per 12 ore di governo 28 mila euro ai ministri dimissionari
Oggi 06-10-25, 15:51
È durato appena dodici ore il governo di Sébastien Lecornu. E per quelle dodici ore i diciotto "ministri sprint" prenderanno un'indennità di 28 mila euro. Indennità pari a tre mesi di stipendio lordo, prevista dalle normative francesi. Sulla carta punta a garantire un periodo di transizione dopo la cessazione dell'incarico e si applica automaticamente, indipendentemente dall'anzianità di servizio nel governo. Pertanto, anche se sono in carica da meno di un giorno, i ministri dell'esecutivo scelti da Lecornu potrebbero beneficiarne legalmente; 12 di loro facevano parte del governo precedente guidato da François Bayrou. Lo stesso Lecornu, nei giorni scorsi, aveva annunciato l'eliminazione di diversi benefici permanenti di cui godevano in precedenza gli ex ministri, come la protezione della polizia e la fornitura di un segretariato privato. In un contesto economico particolarmente complicato per la Francia e di necessari tagli della spesa pubblica per ridurre il debito in vista della Finanziaria 2026, questa indennità per i 18 neo ministri già dimissionari rischia di generare non poche polemiche. L'esecutivo dimissionario gestirà lo stesso la Francia. Almeno finché il presidente della Repubblica Emmanuel Macron non incaricherà qualche altro premier di formare una nuova squadra. "Il decreto di nomina è stato pubblicato stanotte sul Journal Officiel ed è quindi pienamente valido", conferma il costituzionalista Guillome Tusseau, direttore della scuola di diritto Science-Po. Lecornu e compagni andranno a gestire gli affari correnti in attesa dell'arrivo di un altro primo ministro. Il capo di Les Republicains Bruno Retailleau, che pure aveva mantenuto la guida del Ministero dell'Interno, ha accusato Sébastien Lecornu di "aver tradito" la sua fiducia dopo che era stato ricevuto per un'ora e mezza e il premier, ora uscente ,non aveva mai menzionato la presenza nel governo di Bruno Le Maire, ex titolare dell'Economia e vicesegretario generale di Renaissance, il partito di Macron. "Non posso impegnarmi per un esecutivo in cui non ci viene detto tutto", ha dichiarato Retailleau davanti alle telecamere di France 2, sottolineando che "c'è un problema di fiducia" e aggiungendo di non sentirsi "per nulla responsabile della caduta del governo". Dietro le quinte, sostengono i media francesi, ci sarebbero vecchi attriti tra i due uomini con Retailleau che riterrebbe Le Maire il principale responsabile del colossale debito pubblico dello Stato lievitato durante il suo mandato al dicastero delle Finanze. "Mi vergogno della nostra vita politica", ha scritto sul social network X Marc Fesneau, capogruppo MoDem all'Assemblea nazionale. "Voglio dire le cose come stanno: irresponsabilità individuale, ambizioni presidenziali e calcoli meschini stanno facendo sprofondare il Paese nel caos. Alla fine le uniche vittime saranno i francesi". Dopo che la leader di Rassemblement nazionale Marine Le Pen ha proposto al presidente Macron di sciogliere il parlamento, il segretario del partito di estrema sinistra La France Insoumise Jean-Luc Mélenchon ha chiesto la destituzione proprio di Macron: 104 deputati hanno depositato una richiesta in tal senso. Lucie Castets, candidata primo ministro del Nuovo Fronte Popolare dopo le legislative anticipate del 2024, ha invitato le forze della Sinistra "a dialogare tenersi pronte". Nel pomeriggio è in programma una riunione.
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