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Garlasco, contro il "sistema Pavia" con gli strumenti della lotta al terrorismo
Oggi 02-11-25, 09:21
Contrastare il «sistema Pavia» con gli strumenti della lotta al terrorismo o alla mafia. Perché la cortina fumogena innalzata per nascondere la verità sul delitto di Garlasco sarebbe troppo vasta, ramificata a più livelli e alimentata negli anni. Tanto che l'archiviazione lampo di Andrea Sempio, inquisito per l'omicidio di Chiara Poggi e per la quale è indagato l'allora procuratore aggiunto Mario Venditti con l'accusa di corruzione in atti giudiziari insieme al presunto corruttore Giuseppe Sempio, sarebbe solo la punta dell'iceberg. È su queste basi che i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, comandati dal colonnello Antonio Coppola, hanno chiesto ai pm di Brescia di poter trattare l'inchiesta su Venditti come un caso di terrorismo, anche internazionale, o di mafia. Il dettaglio emerge dalla richiesta di «acquisizione dei tabulati telefonici» presentata il 16 luglio scorso al procuratore Francesco Prete su 16 utenze telefoniche intestate agli ex carabinieri della «squadretta» di Venditti che effettuarono le indagini su Sempio nel 2016-2017, ovvero l'ex responsabile della polizia giudiziaria della Procura pavese, Silvio Sapone, il maresciallo Giuseppe Spoto, che l'8 febbraio si intrattenne per oltre un'ora con Sempio per notificare l'invito a comparire all'interrogatorio del 10 febbraio e Antonio Scoppetta, il militare condannato a 4 anni e mezzo per stalking e corruzione nell'inchiesta «Clean 2» della Procura di Pavia retta da Fabio Napoleone, il procuratore che, a gennaio scorso, ha ottenuto, dopo un percorso reso tortuoso dalle archiviazioni di Venditti, la riapertura del caso Garlasco con l'iscrizione di Sempio. I carabinieri di Milano, che avrebbero già ultimato l'impianto accusatorio contro il 37enne, hanno chiesto e ottenuto, nell'inchiesta bis dei pm bresciani che contestano a Venditti di essersi fatto corrompere per scagionare Sempio nel 2017 e ancora nel 2020, di attivare quanto previsto in materia di «conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico» dalla legge italiana del 2017, che ha recepito la direttiva europea sulla «lotta» e il «contrasto del terrorismo anche internazionale», per poter agire «in deroga al codice in materia di protezione dei dati personali». In particolare, nell'annotazione firmata dal maggiore Federico Smerieri, è stata avanzata la richiesta di poter acquisire i tabulati degli ultimi 6 anni ("72 mesi") invece che gli ultimi 2 anni. Ed è così che gli investigatori hanno messo le mani sull'elenco delle chiamate, sui messaggi e le «chat dimenticate» dei principali protagonisti di quel Sistema Pavia, che hanno fornito al procuratore Prete e alla pm Claudia Moregola gli elementi investigativi che rafforzerebbero l'ipotesi della corruzione in atti giudiziari scaturita da quell'appunto «Venditti Gip archivia X 20.30. Euro €» scritto dal padre di Sempio e sequestrato a casa dei genitori dell'indagato per il delitto di Garlasco nella perquisizione dello scorso 15 maggio. Il tutto grazie al regime speciale di conservazione dei dati che, in caso di reati gravi come l'omicidio, l'associazione mafiosa o il terrorismo, consente di conservare e raccogliere i tabulati telefonici a ritroso per così tanto tempo. Un arco temporale che, sebbene andando a ritroso di 6 anni fino alla metà del 2019 non copre quei due mesi in cui è avvenuta la prima archiviazione del 2017, comprende però la seconda, quella lampo del 2020, quando Venditti, ricevuta l'informativa dei carabinieri di Milano, aprì e chiuse contestualmente il fascicolo contro Sempio. Ora i pm bresciani, convinti che nei telefonini di Venditti e Sempio senior ci sarebbero le prove della corruzione, attendono i risultati dell'accertamento tecnico, che inizierà domani, per estrarre «materiale» di «rilievo investigativo» sui rapporti tra i Sempio e gli ex vertici di Procura e polizia giudiziaria pavesi nel 2016-17.
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