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Garlasco, le indagini del Ris sulle impronte saranno riesaminate
Ieri 24-07-25, 07:43
Le impronte lasciate sui resti di spazzatura trovati nella villetta di Garlasco entrano nell'incidente probatorio disposto dalla gip di Pavia, Daniela Garlaschelli. In contraddittorio tra le parti il perito dattiloscopista Domenico Marchigiani esaminerà anche le impronte repertate allora dai Ris di Parma con fogli di acetato, ma non la «traccia 33» repertata sul muro delle scale in cui è stata trovata morta Chiara Poggi la mattina del 13 agosto 2007. Una decisione ampiamente attesa, che non placa però le polemiche sulla ormai celebre impronta palmare che la procura di Pavia attribuisce per 15 minuzie ad Andrea Sempio, ma che secondo le consulenze depositate dalla difesa e dai legali della famiglia Poggi non sarebbe stata lasciata dall'amico del fratello della vittima indagato per omicidio in concorso. «Il codice prevede che la procura debba fare delle indagini anche nell'interesse dell'indagato. La procura di Pavia le ha estese anche nell'interesse del condannato, ma non accoglie le richieste della persona offesa», ha detto al termine dell'udienza il legale della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, che con un'istanza aveva chiesto alla procura l'estensione dell'incidente probatorio alla «valutazione dell'impronta 33, per vedere se c'erano le minuzie sufficienti per attribuirla a Sempio. Non l'hanno concessa e il giudice non la può concedere in assenza dell'ok della procura. Dicono che noi abbiamo paura della verità e si oppongono a un accertamento quando viene demandato a un giudice terzo», ha osservato l'avvocato. «Io credo che questa procura proceda nell'interesse della giustizia», la replica dell'avvocato Giada Bocellari, uno dei legali di Alberto Stasi, l'allora fidanzato di Chiara Poggi, condannato in via definitiva a 16 anni per l'omicidio della 26enne. Non aver esteso l'incidente probatorio anche all'impronta 33 «dal punto di vista procedurale è assolutamente corretto, perché è un accertamento ripetibile», ha detto l'avvocato Bocellari, sottolineando che «la differenza sostanziale tra gli accertamenti sugli acetati e la "33" è che i primi erano già oggetto dell'incidente probatorio sulla parte genetica, mentre la "33" no. In fase di indagini preliminari non dobbiamo anticipare il processo e fare tutto quello che si può fare». Stessa posizione della difesa dell'attuale indagato, Andrea Sempio. «Per una volta noi e la procura eravamo d'accordo», ha detto l'avvocato Angela Taccia, ribadendo che «noi non chiediamo, non abbiamo mai chiesto e non abbiamo intenzione di chiedere l'incidente probatorio sull'impronta 33».
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Il Tempo
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