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Garlasco, spazzatura di nuovo sotto esame. Al via gli esami dattiloscopici
Oggi 23-07-25, 07:44
Sarebbe una semplice udienza tecnica per l'incidente probatorio del caso Garlasco, se non fosse che nelle scorse ore è salita la tensione tra i magistrati titolari dell'inchiesta sull'omicidio di Chiara Poggi e la famiglia della vittima. Con l'avvocato di parte civile Gian Luigi Tizzoni, che dopo il diniego della Procura di Pavia alla sua richiesta di inserire nell'incidente probatorio l'impronta palmare 33 attribuita dall'accusa all'indagato Andrea Sempio, sarebbe propenso a chiedere al gip Daniela Garlaschelli una perizia «super partes» sul reperto, sebbene lui stesso, ad aprile scorso, avesse chiesto l'inammissibilità dell'incidente probatorio sui reperti della scena del crimine e la stessa difesa di Sempio, l'avvocato Angela Taccia, si fosse opposta all'ipotesi di ampliare l'accertamento tecnico irripetibile, disposto alla ricerca di tracce genetiche, anche agli approfondimenti dattiloscopici. Il tutto prima che il pool di magistrati guidati dal procuratore Fabio Napoleone rendesse noto l'esito della consulenza, firmata dal tenente colonnello del Ris di Roma Gianpaolo Iuliano e dall'esperto Nicola Caprioli, che attribuisce 15 minuzie di quella palmare alla mano destra di Sempio, che avrebbe impresso l'impronta sul muro della scale della cantina dove gli assassini hanno gettato il corpo di Chiara, quella mattina del 13 agosto 2007. E neppure l'approfondimento sulla 33 per la ricerca di materiale biologico, come il sangue, sarebbe possibile, perché l'intonaco grattato all'epoca dai Ris di Parma «risulta allo stato interamente utilizzato, dopo essere stato verosimilmente pregiudicato dall'azione inibente della ninidrina per indagini biologiche», ha scritto l'aggiunto Stefano Civardi in risposta all'istanza del legale, sottolineando che non è stata trovata neppure «la fialetta originariamente contenente il "grattato"». Nell'udienza prevista per oggi, salvo scintille, il gip conferirà al dattiloscopista Domenico Marchigiani l'incarico per gli accertamenti, «mediante tecniche di laboratorio idonee alla esaltazione di eventuali impronte latenti», sulla spazzatura mai sequestrata all'epoca in casa Poggi, già sottoposta agli esami genetici dal perito Denise Albani, che ha rilevato il Dna di Chiara sui Fruttolo e quello di Alberto Stasi, il condannato in via definitiva per il delitto, sulla cannuccia dell'Estathé. Al centro dell'incidente probatorio resta l'accertamento sul profilo genetico sulle unghie della vittima, per l'accusa attribuibile a Sempio, e su quell'Ignoto 3 venuto alla luce nei giorni scorsi dal tampone orale mai analizzato.
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