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Garlasco, un "anatema" scatena lo scontro tra le toghe
Oggi 15-11-25, 12:59
Scontro tra le toghe sul delitto di Garlasco: l'omicidio di Chiara Poggi, a più di 18 anni di distanza, continua a far discutere e nell'ambito delle nuove indagini a litigare sono la Procura della Repubblica di Brescia e i legali dell'ex pm di Pavia, Mario Venditti. Tutto è iniziato durante l'udienza al Riesame: il legale di Venditti, Domenico Aiello, dopo la sua disanima, declama una poesia composta da suo padre, intitolata “L'Anatema”. "Mi avete umiliato, calunniato, diffamato e abbandonato, ma la mia stima mai intaccato. Non uno straccio di prova avete portato, soltanto calunnie e cattiverie per legittimare le vostre miserie. (...) Strade di immondizie ho transitato, soltanto omuncoli ho incontrato. Non son di cuore forte, ma di salda fede – così recita la poesia – Il mio onore trionferà. La vostra malvagità vi distruggerà. Di ogni ben mi avete privato ma la mia dignità vi ha disarmato (...). Il rimorso vi soffocherà e il sorriso sul vostro viso per sempre sparirà ma sul mio ritornerà. Maledetti, maledetti, maledetti". Un attacco in piena regola alla procura di Brescia che non è rimasta in silenzio e con una nota a firma del procuratore generale Guido Rispoli e del procuratore Francesco Prete, gli stessi che stanno indagando su Venditti per corruzione e peculato proprio sul caso Garlasco, hanno commentato duramente le parole dei legali dell'ex pm di Pavia. "I recenti attacchi sopra le righe mossi da un difensore nei confronti di un'indagine di grande rilevanza mediatica, attualmente condotta dalla Procura della Repubblica di Brescia, ripropongono la questione del deragliamento del processo penale su altri ed impropri terreni. Per il magistrato del pubblico ministero vige il divieto, disciplinarmente sanzionato, di qualunque esternazione sulle indagini da egli condotte – scrivono – Restiamo convinti e ne diamo quotidianamente prova che il riserbo debba accompagnare l'attività del pubblico ministero anche per salvaguardare la presunzione di non colpevolezza dell'indagato, ma altrettanto convinti siamo che, al di là dei doveri deontologici, la continenza ed il rispetto per il contraddittore debbano ispirare la condotta di ogni parte processuale". Aiello che non ha perso tempo per rispondere alla procura: "Ricordo, non certamente agli illustri Capi Uffici Bresciani, che la mattina delle perquisizioni, il 26 settembre, ancora dovevo entrare in casa del dott. Venditti che già alle 9, a reti unificate la sua reputazione era stata distrutta, altro che riserbo – ha esordito – Ho letto e condivido parola per parola la replica rivoltami dal PG e Pm Capo di Brescia, ma tutto va contestualizzato a quanto sta accadendo". Legale che poi entra nel dettaglio: “Anche io infatti son convinto che, come i difensori hanno il dovere sacrosanto di prepararsi, studiare, leggere tutto e rimanere ancorati alle risultanze del fascicolo, così lo stesso obbligo dovrebbe governare il magistrato del pubblico ministero. Il dovere di lealtà, probità e soprattutto riserbo. Sottoscrivo volentieri ogni invito al riserbo, sono canoni che vanno sempre rispettati". La replica è sibillina: "Ritengo con convinzione che falsità e approssimazioni non dovrebbero costituire le condizioni per aggressioni senza precedenti di un ex magistrato incensurato con 44 anni di specchiata carriera, e non proprio nelle ovattate retrovie – ha detto prima di concludere – Ieri insisto sarebbe stato il momento giusto per presentare le scuse e assumere una decisione doverosa e responsabile, dimostrando, sensibilità e senso della giurisdizione".
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