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Gioco pubblico, Cardia (ACADI): equilibrio tra impatto sociale, tutela sanitaria e sostenibilità economica
07-03-2025, 14:15
Intervista al Presidente dell'Associazione Concessionari di Giochi pubblici (ACADI), Avv. Geronimo Cardia, in occasione dell'evento “Impatto sociale e sanitario del gioco d'azzardo” del 3 marzo scorso a Chieti. Avvocato Cardia, partiamo dall'evento a Chieti, che prende spunto dal suo libro edito da Giappichelli “Il Gioco pubblico in Italia: riordino, questione territoriale e cortocircuiti istituzionali”. Quali sono, secondo lei, gli impatti sociali più rilevanti del gioco pubblico in Italia, considerando anche le sue criticità? Il gioco pubblico in Italia ha un impatto sociale rilevante, poiché contribuisce significativamente all'economia del Paese, generando risorse per il welfare e contrastando l'offerta illegale. Tuttavia, le criticità emergono soprattutto nel contesto del disturbo da gioco d'azzardo (DGA), che può portare a problemi sociali come tensioni familiari, indebitamento e isolamento. Questi effetti, benché possano riguardare solo una parte di utenza, è fondamentale siano affrontati con politiche mirate e distinguendo il gioco pubblico, regolato e controllato, dall'illegalità, che amplifica i rischi senza offrire tutele. Passando agli impatti sanitari, come valuta l'influenza del gioco pubblico sulla salute dei cittadini, in particolare in relazione al disturbo da gioco d'azzardo? L'impatto sanitario del gioco pubblico è un aspetto cruciale, poiché il DGA può causare conseguenze significative come stress, ansia, depressione e, in alcuni casi ha origini nella co-morbilità con altre dipendenze. Tuttavia, il gioco pubblico offre strumenti di prevenzione, come il registro di autoesclusione, limiti di gioco e formazione degli operatori, che lo rendono più sicuro rispetto all'offerta illegale. Le risorse generate dal settore possono finanziare i servizi sanitari per le dipendenze, ma serve un equilibrio per evitare demonizzazioni che penalizzino un'industria che sostiene il welfare, senza risolvere i problemi reali. Tornando al tema del riordino del settore, discusso nel suo libro e in eventi recenti, qual è la sua posizione sui distanziometri e sulle limitazioni orarie, spesso criticate nel suo ruolo di Presidente di ACADI? I distanziometri e le limitazioni orarie, pur motivati da intenti di tutela, si sono rivelati inefficaci e controproducenti. I distanziometri, che impongono distanze minime tra i punti di gioco e luoghi sensibili, escludono il gioco legale da gran parte del territorio, favorendo l'illegalità e danneggiando le imprese. Le restrizioni orarie, se eccedono le sei ore giornaliere di divieto, come stabilito dai principi dell'Intesa, creano difficoltà economiche per gli operatori e riducono il controllo statale sull'offerta. E poi i dati storici confermano che la spesa complessiva degli utenti e' complessivamente aumentata e si e' spostata su altre tipologie di prodotti e canali di distribuzione non complite da distanze e orari. Serve un riordino che garantisca anzitutto un contrasto realmente efficace al disturbo e per poi esprima equilibrio tra prevenzione e sostenibilità economica. Oltre a distanziometri e orari, quali altri aspetti del riordino del gioco pubblico ritiene prioritari per assicurare stabilità e crescita del settore? La stabilità normativa è essenziale: servono regole certe, coerenti e non punitive, evitando aumenti di tassazione che compromettono la sostenibilità delle imprese. Inoltre, è prioritaria una qualificazione dell'offerta, attraverso innovazione tecnologica per migliorare sicurezza e responsabilità sociale, e un equilibrio tra rete specializzata e generalista per garantire una presenza capillare del gioco pubblico sul territorio. Questo non solo contrasta l'illegalità, ma protegge l'occupazione, che sui territori coinvolge 140mila persone, e sostiene la gran parte delle entrate pubbliche rivenienti dall'intero comparto. Concludiamo tornando agli impatti sociali e sanitari. Come immagina il ruolo del gioco pubblico nel supportare politiche di prevenzione e contrasto al DGA, senza penalizzare l'intero settore? Il gioco pubblico deve essere un partner dello Stato nella prevenzione del DGA, non un problema da demonizzare. Le sue risorse, che superano gli 11 miliardi di euro annui, possono finanziare servizi sanitari dei territori e campagne di sensibilizzazione. Serve ulteriormente qualificare domanda e offerta anche con la tecnologia, la formazione degli operatori e politiche di responsabilità sociale. Il tutto per un sistema distributivo e di prodotto che sia safe: il gioco pubblico deve rimanere un'attività sicura e ricreativa per le persone, contribuendo alla legalità e al welfare.
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