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I PasdIRAN all'italiana. La sinistra condanna “l'asse del male” Netanyahu-Trump
Oggi 23-06-25, 07:38
L'ultimo tassello che mancava per completare il puzzle. Il ricongiungimento di una sorta di nuovo “asse del male”: Bibi Netanyahu e Donald Trump. Con una spruzzata di cinismo ad uso interno: ora sarà chiaro chi sono i nuovi pacifisti, basta con le mezze misure. A buon intenditore (il Nazareno), poche parole. Sono servite poche ore a Giuseppe Conte per giudicare l'operazione “martello di mezzanotte” ed incastrarla nell'escalation che il M5S aveva già in programma per la settimana che si apre. A partire dal controvertice Nato all'Aja, con una miriade di gruppi e gruppuscoli di estrema sinistra, che si ritroveranno in una sala del Parlamento olandese per un'adunata contro le spese militari. Sotto ad una bandiera unificante che ben si adatta alla nuova situazione: «Giù le mani da Teheran». «L'attacco in Iran di Trump, a fianco del criminale Netanyahu, è un atto grave e pericoloso che può avere conseguenze catastrofiche», è il commento a botta calda dell'ex Presidente del Consiglio. Accompagnato da una dedica rivolta alla Premier: «Meloni metterà ancora una volta la testa sotto la sabbia, come fa da tre anni, esprimendo forte preoccupazione?». A seguito del capo, gli ex grillini si scatenano in un crescendo. Insomma, fermiamo la guerra dell'Occidente; che sarà mai la capacità nucleare dell'Iran? «L'attacco di questa notte degli Stati Uniti all'Iran rappresenta un ulteriore pezzo della terza guerra mondiale», spiega la vicepresidente del Senato, Mariolina Castellone. Ancora più pesanti i capigruppo della commissione Esteri di Camera e Senato, Francesco Silvestri e Bruno Marton: «Il Presidente Usa ha scelto di seguire il genocida Netanyahu nei suoi piani criminali». A 24 ore di distanza dalla sfilata di sabato al Colosseo, l'avvocato di Volturara Appula ritrova i partner fedelissimi di Avs. Domani un nuovo appuntamento alle 18 davanti a Montecitorio, un “die in”( i partecipanti fingeranno di essere morti) sotto l'egida di “Stop Rearm Europe”. In fondo sono loro a dettare la linea del campo largo, ad Elly Schlein solo il compito di fare la follower. La musica è la stessa: «La follia di Trump e Netanyahu sta trascinando il mondo sull'orlo della terza guerra mondiale», parole del co-leader Angelo Bonelli. Nicola Fratoianni, invece, si concentra sul “fronte” italiano: «Dal governo Meloni non una parola di condanna di fronte all'attacco unilaterale e illegale di Trump all'Iran». Pane per i denti dell'eurodeputata Ilaria Salis: «Dopo l'ingresso in guerra degli Stati Uniti, è ancora più urgente che l'Italia e l'Europa riconquistino la propria libertà e sviluppino una politica davvero autonoma». La leader delle occupazioni abusive non a caso sceglie un linguaggio da anni ‘50: «Il governo italiano non osi trascinarci in questa sporca guerra di aggressione imperialista. Non siamo servi di Trump e della Nato». Dal Nazareno si fa sentire qualche voce amica. Ad esempio Laura Boldrini: «Con l'attacco degli Usa all'Iran, lo scenario peggiore che potessimo immaginare è diventato realtà». E Arturo Scotto: «Trump è pericoloso e instabile. E questa escalation apre le porta all'ignoto. Fermare i signori della guerra». Ci prova anche Roberto Speranza: «È la terza guerra mondiale a pezzi». Per via di Campo Marzio, l'attacco americano al nucleare iraniano è l'antipasto perfetto. Quello che crea il clima giusto per il raduno dell'Aja, a pochissimi chilometri di distanza dal World Forum, dove capi di stato e di governo della Nato si ritroveranno nelle stesse ore con il segretario generale Mark Rutte. Appuntamento previsto per domani e mercoledì, l'accelerazione decisiva per conquistare lo scettro della protesta pacifista. Con un concentrato importante di propaganda: «Dire no alla folle corsa al riarmo». «I nostri figli ci chiederanno il conto di queste scelte scellerate. Dovremo far di tutto per fermarl», l'appello di Conte. Una contro-narrazione in piena regola: scompaiono gli ayatollah, si oscurala minaccia nucleare di un regime spietato che ha finanziato le più terribili centrali terroristiche del Medio Oriente. Resta la “cattiva” compagnia di sempre, il Presidente a stelle e strisce e il “sanguinario” di Tel Aviv, “attenti a quei due”. E il ritorno di un vecchio amore: l'Iran “anti capitalista” di Khomeini, che tanto piacque ai maître à penser degli anni ‘70.
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