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I surgelati tra i cibi meno sprecati nelle case degli italiani
Ieri 13-06-25, 14:43
Milano, 13 giu. (askanews) - Quanti alimenti surgelati si sprecano nelle cucine degli italiani? La risposta - secondo uno studio dell'Osservatorio internazionale Waste Watcher per l'Istituto italiano alimenti surgelati - è molto pochi. Un dato confortante in un contesto dove quello di buttare il cibo nella spazzatura è diventato fenomeno diffuso, che alimentiamo quasi senza accorgercene. L'ultimo dato disponibile dell'Osservatorio parla di una media settimanale di circa 667 grammi a testa, quasi il 18% in più rispetto allo scorso anno. Ecco perchè spicca il dato misurato per la prima volta sul comparto dei surgelati: "Rispetto al dato generale dello spreco domestico - siamo intorno ai 600 e passa grammi pro capite a settimana - il surgelato è soltanto il 2% - osserva Andrea Segrè, Direttore scientifico Osservatorio internazionale Waste Watcher - fra l'altro si mantiene costante questa percentuale a partire dal 2021 anzi diminuisce un po' a fronte di un incremento del consumo del surgelato. Questo dimostra che effettivamente, se considerato diciamo come tipo di alimento e come fruizione in modo corretto, se ne spreca molto di meno". I surgelati, come attestano i numeri, possono essere un volano per la gestione sostenibile delle nostre dispense. Con una media di meno di 15 grammi pro capite sprecata a settimana, questi cibi rientrano nella top ten dei più virtuosi: rispetto alle verdure fresche, ad esempio, parliamo di uno spreco inferiore di oltre il 37%. Numeri che si spiegano con alcune caratteristiche intrinseche, frutto anche dell'innovazione portata avanti dall'industria alimentare: "Durano tantissimo perché la surgelazione è la tecnica che garantisce non tanto la più lunga durata, si parla comunque di mesi e anni per alcuni prodotti, ma soprattutto è la tecnica che mantiene perfettamente e non incide sulle caratteristiche del prodotto fresco né su quelle nutrizionali né su quelle sensoriali - spiega Giorgio Donegani, presidente IIAS - Poi c'è il fatto che adesso i surgelati sono porzionabili facilmente per cui dalla confezione io scongelo solo quello che mi serve e poi l'altra cosa fondamentale è che il surgelato è pronto per il consumo cioè non ha scarti". Finora abbiamo parlato di media, ma a livello geografico ad esempio le differenze sono significative con i consumatori del Nord più responsabili soprattutto del centro. E se si guarda alla composizione familiare e al livello socioeconomico, dove ci sono figli c'è meno spreco ed è il ceto medio e medio-basso il più attento al tema. In ogni caso un dato è comune: a livello domestico i consumi crescono, mentre sul fuori casa si registrano ancora delle resistenze. "A livello domestico i surgelati ormai sono entrati a pieno titolo nelle abitudini di consumo. Nove italiani su 10 li acquistano, siamo arrivati a più di 17 chili di surgelati pro capite all'anno - ha aggiunto Donegani - Paradossalmente quello che in casa viene apprezzato, a livello della ristorazione viene ancora penalizzato soprattutto dall'esistenza di alcune consuetudini per esempio l'obbligo di mettere l'asterisco". L'asterisco, che ancora oggi segnala nei menù l'uso di materie prime surgelate, rappresenta, per Donegani, un freno all'utilizzo di questi prodotti nelle cucine dei ristoranti, al pari delle norme che ne limitano l'uso anche ad esempio nelle mense scolastiche, i cosiddetti Cam criteri ambientali minimi che stabiliscono degli obblighi rispetto alle forniture per la ristorazione collettiva pubblica. "Paradossalmente non si capisce come mai i Cam ammettono un uso dei surgelati limitatissimo solo 4 specie vegetali - ha evidenziato Donegani - e poi anche sul pesce che sarebbe una bella cosa venisse proposto spesso perché lo dicono i nutrizionisti cioè è uno degli alimenti di maggior valore è penalizzatissimo dai Cam perchè soltanto poche specie e in certi formati sono ammessi". Speriamo che a livello delle istituzioni ci sia una presa di coscienza che rimuova questi ostacoli", ha concluso il presidente di Iias.
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