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"Il 7 ottobre? Non fu violenza", il sermone choc dell'imam di Torino (che ha minacciato il Tempo)
Oggi 11-10-25, 11:46
Un intervento dell'imam Mohamed Shahin, durante una manifestazione in piazza Castello a Torino organizzata dal coordinamento Torino per Gaza, ha riacceso le tensioni attorno al conflitto israelo-palestinese e al ruolo delle comunità musulmane in Italia. Secondo quanto riportato da “La Stampa”, Shahin, nato in Egitto e residente in Italia da 21 anni, ha dichiarato: “Io personalmente sono d'accordo con quello che è successo il 7 ottobre. Noi non siamo qui per essere quella violenza, ma quello che è successo il 7 ottobre 2023 non è una violazione, non è una violenza”. Il riferimento è all'attacco di Hamas in Israele, che causò oltre 1.200 morti e 250 ostaggi. Parole che hanno provocato immediatamente reazioni forti. Dario Disegni, presidente della comunità ebraica torinese, ha definito “vergognoso” il tentativo di giustificare un massacro come un atto di resistenza. Giampiero Leo, portavoce del Coordinamento Interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi”, ha sottolineato che simili dichiarazioni risultano “inaccettabili e ostative per la costruzione della pace”. Shahin ha difeso la sua posizione spiegando che, per lui, l'attacco non va considerato violenza ma una “reazione” a decenni di privazioni e occupazione dei territori palestinesi. “Se non posso né uscire, né lavorare, né avere la libertà e la dignità, devo stare calmo?”, ha detto l'imam, sostenendo che il popolo palestinese ha il diritto di difendersi e che le azioni del 7 ottobre servivano a svegliare l'opinione pubblica mondiale sulla loro causa. Al contempo, Shahin ha condannato gli episodi di violenza verificatisi nelle manifestazioni torinesi dei giorni successivi: “Non lo accetto, non lo faccio, non lo permetto da nessuna parte. Dobbiamo essere dolci, calmi, sorridenti. Nessun tipo di violenza verrà mai accettato”. Non è la prima volta che gli imam torinesi finiscono al centro delle polemiche. In passato Brahim Baya ha criticato duramente “Il Tempo”, reagendo alle inchieste dedicate alle moschee italiane, alla radicalizzazione e ai presunti contatti di Hamas nel nostro Paese definendo i giornalisti “islamofobi”. Le critiche del religioso avevano già sollevato dibattiti sulla trasparenza delle comunità islamiche in Italia e sulla responsabilità dei leader religiosi nel contrastare l'estremismo. L'episodio di Torino evidenzia ancora una volta le tensioni interne, le divisioni sul conflitto in Medio Oriente e sulla gestione della libertà di espressione all'interno delle comunità religiose in Italia. Le dichiarazioni dell'imam Shahin sollevano interrogativi sull'equilibrio tra legittima difesa, giustificazione della violenza e il ruolo della religione nella costruzione della convivenza civile.
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