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Il business dei migranti. Il sistema Calabria e l'affare da 35 milioni
11-04-2025, 10:05
Il business dei migranti, attraverso un sistema di truffe, false fatturazioni, malversazioni e distrazione di enormi somme. Un affare celato dietro l'accoglienza degli extracomunitari che, dal 2006 al 2015, ha fruttato ai paladini delle frontiere aperte ben 35 milioni. Soldi sottratti agli italiani, per i quali ora la Corte dei Conti della Calabria ha condannato la Confederazione Nazionale delle Misericordie d'Italia, che si era impegnata attraverso una serie di convenzioni a contribuire all'erogazione dei servizi socio-sanitari ed assistenziali. E che è stata ritenuta corresponsabile delle gravi condotte messe in atto da associazioni e imprenditori locali, in quanto firmataria delle convenzioni con la Prefettura che poi ha subappaltato alla Fraternita di Misericordia di Isola Capo Rizzuto, nel Crotonese, per la gestione di alcuni centri per richiedenti asilo e per l'identificazione ed espulsione. I giudici contabili, richiamando le sentenze di condanna dei principali protagonisti dell'associazione a delinquere, hanno delineato un quadro di gravi omissioni in capo alla Confederazione, come il non aver ottemperato ad alcun controllo sull'utilizzo delle risorse e dei servizi resi da parte della Fraternità, che lasciava i migranti senza cibo né acqua e dirottava fiumi di denaro sui conti personali degli amministratori Leonardo Sacco e Don Edoardo Scordio. Per i giudici, non solo la Confederazione ha omesso di controllare che ai migranti fossero erogati i servizi previsti dai contratti con la Prefettura, ma «avrebbe dovuto chiedere alla Misericordia dei prospetti di rendicontazione mensili indicanti le spese effettuate», si legge nella sentenza del 4 aprile scorso. Gli inquirenti hanno scoperto un numero enorme di fatture false, come quelle emesse da alcuni ristoranti della zona per i pasti che, in realtà, non sarebbero mai stati forniti ai migranti. C'è poi un fiume di denaro prelevato in contante dai conti della cooperativa. Illeciti che gli inquirenti hanno accertato attraverso intercettazioni video ambientali all'interno del Centro di accoglienza Sant'Anna, che hanno immortalato la filiera della distribuzione dei pasti agli extracomunitari, i quali ricevevano cibo del tutto insufficiente a fronte delle fatture emesse. «A riprova dell'evidente trascuratezza dei propri doveri in spregio a qualsivoglia rispetto delle persone», scrive la Corte dei Conti, «la Procura indicava che la colazione quotidiana era inferiore a quella del capitolato (assenza del caffè e del burro, in quanto alimenti aventi l'incidenza di costo maggiore), che l'acqua veniva distribuita esclusivamente a pranzo, sicché tutti coloro che affluivano a cena non recando seco l'acqua avanzata, cenavano senza bere». In questo modo le società di catering guadagnavano illecitamente circa 2.500 euro al giorno. E alla faccia dei migranti, l'associazione a delinquere rubava milioni di euro. Soldi dei migranti usati per esigenze private e perfino per l'acquisto di immobili, facendoli transitare sui conti correnti come restituzione prestiti e saldo note di debito. Sebbene la Confederazione si sia costituita parte civile nei processi e abbia contestato gli addebiti della Corte dei Conti sotto diversi profili, tra cui il fatto che ciascuna Misericordia ha responsabilità personale e gestisce in loco i fondi, richiamando così la piena autonomia tra le Misericordie associate, per i giudici contabili, pur non dovendo rispondere direttamente della gestione illegale dell'assistenza ai migranti, la Confederazione è colpevole di condotta omissiva gravemente colposa, per non aver vigilato e garantito le condizioni dell'accoglienza. La Corte ha rilevato una grave colpa della Confederazione «tanto più significativa ove si consideri che la spesa di denaro pubblico, in specie quando è volto alla cura e gestione dei migranti, soggetti per definizione fragili, impone un accentuato rigore che nel caso di specie è mancato». Motivo per il quale l'ha condannata a risarcire oltre 10 milioni di euro al Ministero dell'Interno.
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