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Il grande gelo Schlein-Conte. Ricci sulla graticola M5S così il Pd congela Fico
Ieri 25-07-25, 08:37
Le ore grigie del panico, tutti a chiedersi ma stavolta si può sapere che vuole? A caldo, nelle ore in cui si abbatteva il ciclone giudiziario su Matteo Ricci, l'avvocato aveva indossato la toga: «Valuteremo». Ventiquattro ore dopo ha dato istruzione ai suoi di interrompere la campagna elettorale, avviando il nuovo rompicapo estivo. Insomma che ha in mente Giuseppe Conte? Fino a dove vuole spingersi stavolta il M5S? Ieri sera Ricci ha fatto sapere di avere inviato le carte per cui è indagato sia a Schlein che a Conte: «Spero che i 5 stelle capiscano le mie ragioni e si possa andare avanti», ha detto. Premessa d'obbligo: il voto nelle Marche sarà in qualche modo decisivo, soprattutto per la solita “sparata” di Elly Schlein: «Vinceremo 4-1». La segretaria del Pd ha commesso l'errore dei principianti: dare per scontata la vittoria nella regione attualmente amministrata da Francesco Acquaroli, Presidente uscente e candidato del centrodestra. Non dire gatto, se non ce l'hai nel sacco. Dal quartier generale di via di Campo Marzio non arrivano notizie rassicuranti, i colonnelli specificano in continuazione quanto sia decisiva l'etica per il movimento dell'ex Presidente del Consiglio. Tradotto, «non possiamo sciogliere la riserva prima del 30 luglio, quando Ricci sarà ascoltato in Procura». Insomma «fanno sul serio», commentano allibiti dal Pd, «a questo punto pensiamo alle contro misure». Già, gli ultimi due colpi provenienti dai pentastellati, Milano e le Marche, sono arrivati a ridosso del complicato via libera per Roberto Fico in Campania. Ovvero il piatto più ricco per il M5S, che all'ombra del Vesuvio passerebbe dall'opposizione più intransigente alla Presidenza. «Perché attaccarci proprio ora», osservano straniti i pochi collaboratori di Elly Schlein che hanno accesso al dossier sulle regionali? Una falla nel sistema? «Se vogliono occhio per occhiocontrobattono dalla minoranza dem- noi gli facciamo saltare per aria la Campania». Tanto più che a Napoli per arrivare al traguardo, bisogna prima onorare la “cambiale” De Luca. L'ex sindaco di Salerno ha infatti avanzato ricche pretese: due assessori, una sua lista in coalizione, il partito regionale al figlio Piero, una esibita continuità con la sua amministrazione. Da nemico De Luca può trasformarsi nell'arma per frenare Giuseppe Conte. «Ci si mette un minuto a caricare il Governatore e azzerare la disponibilità di Fico», sostengono due deputati dem già proiettati in uno scenario di “guerra”. Qualcuno fa notare che anche l'offerta del Pd in Toscana può essere revocata: nessun assessorato di peso per il M5S. Da «testardamente unitari» a Mezzogiorno di fuoco. E dire che lo spericolato leader del M5S in questi mesi aveva già dato prove di infedeltà, un logoramento senza interruzioni. Con lo stesso schema, se il “partner” è in difficoltà, azzannalo. Soprattutto in vista del rush finale, prima il referendum sulla separazione delle carriere, poi la scelta definitiva sulla squadra del campo largo. Sul referendum costituzionale, il M5S deve essere il capofila, il Pd avrà a che fare con troppe inchieste, per il resto ci si conterà ai gazebo, spiegano dal fortino dell'avvocato. La sinistra poi è alle prese con l'annosa questione: la gamba centrista. Dario Franceschini, Goffredo Bettini e Matteo Renzi provano così ad immaginare un nuovo castello di sabbia: la tenda riformista. Un'operazione titanica in cui finora sono già caduti Beppe Sala ed Ernesto Maria Ruffini. Nel “fanta campionato” è in testa alla classifica la neo sindaca di Genova Silvia Salis. Una sorta di “Papa nero”: è un outsider, non viene dalla politica, è sbucata all'improvviso per vincere le elezioni nella città della Lanterna. «Può essere il federatore che ci serve», si sono detti i tre. Lei inizia a dare le prime interviste nazionali, nell'ultima, ieri, ha parlato un po' di tutto. Prima tirandosi indietro: «É un gioco della politica». Poi prendendoci gusto: «Bisogna imparare a dare la palla a chi sa segnare». E se il bomber fosse un ex lanciatrice di martello? Nel mezzo una dichiarazione rituale, «Sala e Ricci devono andare avanti, in fondo sono solo avvisi di garanzia». Chissà se i suoi alleati di giunta (Pd, M5S, ed Avs), che scesero in piazza con le manette per brindare all'inchiesta che azzoppò l'allora Presidente Giovanni Toti, oggi sono d'accordo con lei? La maledizione delle profezie di Elly: non tira aria da 4-1.
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