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Il nuovo Terzo Polo: Calenda e Marattin strizzano l'occhio a Forza Italia
08-04-2025, 19:08
Un po' come nel gioco del Monopoli, il momento propizio per mandare i competitor in bancarotta. Ovvero la Margherita in formato bonsai, tentata da Ernesto Maria Ruffini ma ancora ferma ai nastri di partenza, e Matteo Renzi "imprigionato" nel campo largo, soffocato dalla triade Elly Schlein, Giuseppe Conte e Angelo Bonelli. Insomma, l'ora giusta per riscoprire il centro, che da qualche mese è tornato a essere il luogo in cui Carlo Calenda vuole andare a vivere. «Se devo scegliere tra Conte o Matteo Salvini, torno a fare il manager. Qual è il senso se poi non si riesce a fare niente», sbotta il leader di Azione a Tagadà su La7. Lo stesso mantra uscito dal Congresso: basta con la sinistra, «l'unico modo per gestire il M5S è cancellarlo», con Giorgia Meloni tra gli ospiti ad ascoltare. Sfruttando la stagione propizia, al centro si posizionerà anche il nuovo partito Liberal Democratico di Luigi Marattin e Andrea Marcucci, che terrà la propria assise fondativa a San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna, il 28-29 giugno. Direzione: Terzo polo, la federazione che nel 2022 sfiorò l'8% e finì malamente, tra gli screzi dei fondatori. Spiega a Il Tempo Marattin, già consigliere economico durante il gabinetto Renzi: «La nostra missione è quella di portare alle prossime elezioni politiche un'unica formazione di area liberale, alternativa ai due poli». Un messaggio implicito ai "cugini" di Azione: «Facciamolo insieme». Un posizionamento condiviso anche dall'altro fondatore del Partito Liberal Democratico, Andrea Marcucci, già deputato PLI e capogruppo renziano del Pd: «Siamo distinti e distanti dalla politica internazionale seguita dalla destra e dalla sinistra. In Italia c'è bisogno di un centro». Lo stesso ragionamento di Carlo Calenda: «Conte dice no alle spese per la difesa dopo averle firmate quando era al governo, parla di sanità e non ha voluto il Mes. Tutta la gente che era in piazza con lui? C'è una paura gigantesca, e la prima reazione alla paura è immediata». Sia Marattin che Marcucci sono stati a lungo collaboratori di Matteo Renzi; la definitiva separazione dal leader di Italia Viva è avvenuta proprio con la sua improvvisa scelta di campo. Scelta che ha motivato la nuova mobilità di chi, come Calenda, non è stato esattamente un amico dell'ex sindaco di Firenze. Così la svolta liberale del senatore romano ha ridato linfa a un partito che, dopo le separazioni eccellenti di Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini (ora con Maurizio Lupi), sembrava alle corde. Con un risultato eloquente: Azione è tornata a salire nei sondaggi. Nelle rilevazioni settimanali di YouTrend per Sky, è al 3,7%, con una crescita dello 0,7%. Segno, secondo i nuovi esploratori terzisti, che l'avventura può incontrare il consenso degli elettori. Qualcuno, però, mette in dubbio la reale vocazione autonomista e rilancia un'altra opzione che Calenda e Marattin avrebbero a disposizione: stringere un accordo elettorale con l'altro attore obbligato dell'area politica, Forza Italia. Una possibilità rilanciata proprio dalla partecipazione della premier alla convention di Azione, tra sorrisi e strette di mano. Il neo partito Liberal Democratico, intanto, ha iniziato la sua campagna acquisti. Alla Costituente, organizzata il mese scorso, è tornato ad affacciarsi l'economista Carlo Cottarelli, senatore Pd per un mese: abbandonò la carica con l'arrivo di Elly Schlein. Tra i nuovi tesserati c'è un generale: Pietro Serino, già Capo di Stato Maggiore, oltre al fiorentino Mauro Grassi, ex direttore della missione contro il dissesto idrogeologico "Italia Sicura". C'è anche lo spazio per un sogno, che sembra uscito da un rap di Jovanotti: «una grande famiglia che parte da Forza Italia ed arriva ai riformisti del Pd». Insomma tra nostalgie ed ambizioni, il Centro stavolta ha trovato la sua occasione.
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