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Il Papa striglia i progressisti. Non parla di genocidio, dice no alle nozze gay e al diaconato femminile
19-09-2025, 11:11
È uscito ieri in Perù il primo libro-intervista di Leone XIV da quando è stato eletto Papa lo scorso 8 maggio. Molto atteso a livello internazionale, il volume scritto dalla vaticanista di «Cruz» Elise Ann Allen è frutto di due lunghi colloqui con il Papa svoltisi tra Castel Gandolfo (il 10 luglio) e l'appartamento personale di Prevost a Palazzo Sant'Uffizio (30 luglio). Il risultato finale si rivela un vero e proprio schiaffone a tutti quei progressisti, sia in campo ecclesiale che politico, che da mesi vanno descrivendo l'attuale pontificato come la naturale prosecuzione del precedente, quello di Jorge Mario Bergoglio. Le domande rivolte al novello pontefice dalla Allen - fidata amica di Francesco come il marito John, anch'egli giornalista – si sono incentrate prevalentemente su temi scottanti come Sinodalità, ruolo delle donne nella Chiesa, l'inclusione dei fedeli LGBTQ+, l'attuale situazione internazionale e, argomento squisitamente ecclesiastico ma assai divisivo nella gerarchia vaticana, il ripristino della cosiddetta «messa in latino». Su Gaza, le cui posizioni del Papa sono comunque ben note grazie ai suoi costanti appelli alla Pace, Leone è però molto cauto sulla definizione di «genocidio» cara alla sinistra e ai croceristi di Flotilla. Afferma il pontefice: «La parola genocidio viene usata sempre più spesso. Ufficialmente, la Santa Sede non ritiene che si possa fare alcuna dichiarazione in merito in questo momento», smentendo quindi sia la sinistra che in tal senso ha cercato più volte di tirato per la candida veste ma anche il suo immediato predecessore. Leone sul punto così conclude: «Esiste una definizione molto tecnica di cosa potrebbe essere il genocidio, anche se sempre più persone sollevano la questione». In merito alle unioni tra persone dello stesso sesso e sulla benedizione alle coppie gay introdotta dal Dicastero per la Dottrina della Fede con la dichiarazione Fiducia Supplicans, approvata nel 2023 da Bergoglio, Leone XIV è molto chiaro: «La Chiesa continua ad essere aperta a “tutti, tutti, tutti”, come detto da Papa Francesco, ma trovo improbabile, certamente non nel prossimo futuro, che la dottrina della Chiesa, in termini di ciò che insegna sulla sessualità e sul matrimonio, cambierà». Tradotto: finché il Papa sarò io non ci saranno ulteriori spinte in avanti. Su certe richieste provenienti dalla comunità Lgbtq+ (come pure da molti ambienti clericali ultra-progressisti) Prevost è ancora più categorico quando, a domanda diretta, risponde che «ho già parlato di matrimonio come di una famiglia composta esclusivamente da un uomo e una donna in un impegno solenne, benedetti nel sacramento che li unisce. Ma capisco che anche solo affermandolo alcuni la prendano male». Questione archiviata. E non è tutto, a deludere l'ala più progressista della Chiesa c'è anche la totale chiusura da parte del Papa al diaconato femminile, richiesto a gran voce da alcune conferenze episcopali (tra cui quella tedesca, ormai famosa per certe tendenze quasi luterane) durante l'ultimo Sinodo convocato in Vaticano da Francesco. Sul punto Leone è nettissimo: «Al momento non ho intenzione di cambiare l'insegnamento della Chiesa sull'argomento». Nell'intervista ad Elise Ann Allen il pontefice ha affrontato anche il tema del ripristino della cosiddetta «messa in latino», ovvero la possibilità, reintrodotta da Benedetto XVI e poi di fatto esclusa da Francesco, che alcuni membri del clero possano celebrare secondo l'uso preconciliare e con la forma liturgica precedente alle modifiche introdotte da Paolo VI nel 1970. Leone XIV fa capire che il tema è alla sua attenzione, anche se, precisa, «non ho ancora avuto la possibilità di sedermi davvero con un gruppo di persone che sostengono il rito tridentino». Prevost ha però concesso - come non aveva fatto Bergoglio negli ultimi anni - al cardinale Raymond Leo Burke di celebrare una messa in rito antico all'altare della Cattedra di San Pietro il prossimo 25 ottobre. Chiusure e timide aperture, il pontificato di Leone XIV inizia a delinearsi.
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