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Il regista dell'odio: morto Abu Obeida, che ha reso la propaganda Hamas un'arma di guerra
31-08-2025, 16:31
Abu Obeida: il suo nome non dice nulla, la sua vita però racconta molto altro. Obeida infatti è il portavoce di Hamas che potrebbe essere stato ucciso dall'esercito israeliano in un raid nella parte occidentale di Gaza City. La sua morte è un mistero perché ad ora nessuno è riuscito a confermarla al 100%, anche e soprattutto perché sull'uomo aleggia il mistero da anni. 40enne, cresciuto nel cuore della Striscia a Jabalia, è entrato nel movimento armato da giovanissimo e ha subito iniziato a occuparsi dei comunicati delle Brigate Ezzedine al Qassam, una delle costole di Hamas. Proprio i suoi video ne hanno plasmato la leggenda: il primo è dedicato ai tunnel dei miliziani e nei successivi è sempre apparso con il viso coperto da una kefiah bianco-rossa, amplificando ulteriormente l'alone di mistero che lo avvolge da anni. Come ricostruito da Il Corriere della Sera, dell'uomo non si conosce nemmeno il nome di battaglia ed è stato sempre smentito quello diffuso da Tel Aviv, Hudayfa Samir al Kahlout. Così come è stata smentita a più riprese la sua morte data per ufficiale dagli israeliani, prima nel 2008 e poi nel 2012. Un fantasma e da prassi si è sempre fatto sentire con messaggi brevi ed efficaci ma non ha mancato di raccontare le iniziative militare di Hamas. Laureato in Teologia nel 2013, l'uomo è riuscito per decenni a rimanere nell'ombra anche dopo il 7 Ottobre e l'assalto a Israele. Proprio nell'attacco che ha dato il via alla lunga guerra nella Striscia, l'uomo è stato centrale nel racconto dell'incursione del movimento terroristico. Negli ultimi mesi avrebbe acquisito ancora più potere, occupandosi delle trattative sugli scambi di prigionieri con Tel Aviv. Insieme all'Unità Ombra avrebbe poi organizzato e orchestrato la scenografia delle liberazioni: i guerriglieri con le divise nuove di zecca, i mezzi da decine di migliaia di dollari, i luoghi della Striscia dove venivano consegnati gli israeliani. Poi i documenti di rilascio consegnati alla Croce Rossa e la propaganda fatta di timbri e sigilli firmati Hamas, le telecamere e i droni e infine l'esibizione pubblica degli ostaggi. Sempre lui sarebbe stato responsabile dei filmati ritraenti gli ultimi ostaggi in vita usati per esercitare pressione sull'opinione pubblica. Tutto sempre senza lasciare traccia, limitando i suoi interventi – o rimanendo in totale silenzio come ha fatto per quattro mesi nel recente passato – e utilizzando brevissimi comunicati come quello di venerdì scorso affidato ad Al Jazeera. Un fantasma, almeno fino ad oggi. Tel Aviv infatti ha annunciato di averlo ucciso in una casa che era stata affittata solo di recente dai familiari del guerrigliero. Insieme a lui forse moglie e figli ma senza conferme e prove ufficiali, su Obeida continua ad aleggiare il mistero. Mistero che potrebbe sparire solo se fosse Hamas a confermare la sua uccisione.
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