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Jorge Mario Bergoglio, il gesuita vestito di bianco "venuto dalla fine del mondo" e che non tornò mai in patria
Oggi 21-04-25, 10:11
Jorge Mario Bergoglio, nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936 da famiglia di origini piemontesi emigrata in Argentina nel 1929, è stato il secondo pontefice più longevo (per età anagrafica) della storia della Chiesa. Morto a 88 anni, è secondo solo a Leone XIII, pontefice dal 1878 al 1903, passato a miglior vita a 93 anni. Quando fu eletto, il 13 marzo 2013, nel Conclave convocato a seguito della rinuncia di Benedetto XVI annunciata l'11 febbraio precedente, aveva già 76 anni e lui stesso, in diverse occasioni, aveva detto: «Penso che il mio pontificato durerà quattro, forse cinque anni, non saprei spiegarlo ma è una mia sensazione». Quella sensazione è stata smentita dai fatti e dalla storia: Francesco è rimasto a guida della Chiesa cattolica, tra critiche feroci, beatificazioni mediatiche in vita, guerre sotterranee tra antipapisti di ultima generazione e bergogliani di più o meno stretta osservanza, numerose malattie personali e una pandemia che ha fermato il mondo per svariati mesi nel 2020, per 12 anni. Una vita lunga, costellata fin da giovanissimo da problemi di salute a cui il defunto pontefice ha sempre saputo tener testa, fino alla fine. All'età di ventuno anni, a causa di una grave forma di polmonite, gli venne asportata la parte superiore del polmone destro. Fu uno dei motivi per il quale molti giornalisti, all'epoca del Conclave del 2005 e poi di quello tenutosi otto anni dopo, lo esclusero dalla lista dei “papabili”. Sbagliando, ovviamente. Si narra che un cardinale, poco prima dell'ultimo scrutinio che lo catapultò sulla Cattedra di Pietro nel 2013, andò nella sua cella a chiedergli senza giri di parole: «É vero che ti manca un polmone? Se fosse così io e i miei non potremmo votarti». Pare che l'allora arcivescovo di Buenos Aires si fosse portato in Conclave la cartella clinica attestante la propria totale idoneità all'espletamento delle (eventuali) future funzioni e che la mostrò sorridente al collega di porpora il quale, rassicurato, dette il via libera all'operazione Bergoglio. Il Papa «venuto dalla fine del mondo», com'egli stesso disse nel suo breve indirizzo di saluto alla folla sterminata accorsa in Piazza San Pietro dopo la fumata bianca di quel 13 marzo 2013, è stato il primo successore di Pietro proveniente dalle Americhe, ma anche il primo gesuita della storia ad indossare l'abito bianco. In Argentina, lasciata quando giunse a Roma per il Conclave, non è mai più tornato e questo ha spesso dato adito a leggende, ricostruzioni storiche sulla sua vita trascorsa, supposizioni. Certo è che il terzo pontefice straniero di fila dopo Wojtyla e Ratzinger ha viaggiato in lungo e in largo per il globo, andando anche in Sudamerica (iniziando dalla Giornata Mondiale della Gioventù in Brasile svoltasi dopo pochi mesi dalla sua elezione), ma guardandosi bene dal fare rientro in patria. Sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI, infatti, tornarono diverse volte in Polonia e in Germania e per entrambi il primo viaggio Apostolico da pontefici fu proprio nella propria terra natìa: Wojtyla andò la prima volta in Polonia nel 1979 e Ratzinger già nel 2005, per poi tornarci anche l'anno successivo. Si è sempre detto e scritto che Bergoglio non fosse molto amato in Argentina già prima di diventare arcivescovo di Buenos Aires (1998) e successivamente cardinale (nel 2001), ma è più ragionevole affermare che non fosse amato soprattutto dai suoi confratelli connazionali gesuiti. Anche l'inserimento del suo nome nella lista dei nuovi cardinali creati da Wojtyla fu osteggiato, in particolare dall'allora Segretario di Stato Angelo Sodano, che però riuscì nell'impresa di precludergli la porpora solo una volta: nel concistoro del 1998. In quello successivo, penultimo dell'era wojtyliana, Sodano dovette cedere alle insistenze di chi gli faceva presente che la sede di Buenos Aires era ormai da diversi decenni divenuta tradizionalmente cardinalizia. Altri tempi quelli: nel corso del suo pontificato Bergoglio si è reiteratamente infischiato delle tradizioni, lasciando prive di cardinale sedi prestigiosissime, a cominciare da Milano, che è la diocesi più grande al mondo e che, quindi, per la prima volta nella storia recente, non sarà rappresentata nel Conclave che si aprirà nei prossimi giorni.
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