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La fedelissima di Giani è il "giallo" sulle pressioni per togliere la multa
Oggi 07-11-25, 08:33
Una vicenda che ha letteralmente sconvolto la politica toscana. Due interrogazioni, una parlamentare e una regionale, presentate per dipanare ombre pesantissime sui massimi vertici politici della sinistra dem. Ieri il Corriere della Sera ha raccontato una (piccola) parte di una storia sulla quale è necessario che la verità, quella con la V maiuscola, venga fuori al più presto. È il 13 ottobre, e nella terra che fu di Dante, Michelangelo e Giotto (solo per citarne tre a caso) ci sono le elezioni che rinnoveranno la giunta di Palazzo del Pegaso. Cristina Manetti, 45 anni, donna di assoluta fiducia di Eugenio Giani, potente e determinata capo di gabinetto, sta viaggiando con la propria auto in autostrada. Gli agenti della Polstrada la fermano, perché la donna sta viaggiando con la sua Fiat 500 sulla corsia d'emergenza. Le chiedono i documenti, le sospendono la patente e le comminano una multa di 430 euro. Lei prova a giustificarsi, dicendo che ha voluto eludere la coda dovuta all'intenso traffico perché «mi gira la testa, stavo cercando un posto per fermarmi». Spiega di «soffrire di pressione bassa» e chiesto l'aiuto di un'ambulanza puntualmente arrivata. Fin qui il racconto di un episodio non edificante, ma certo non meritevole di un articolo di giornale. Non è morto nessuno, non è stato commesso alcun un reato. Si tratta di una infrazione del codice della strada, nulla di più. La verità è che, a Firenze, da dieci giorni non si parla d'altro. Nelle segrete stanze della politica, nelle chat, nei gruppi WhatsApp. Perché la storia è decisamente più pepata. Chiara La Porta, deputato di Fratelli d'Italia e neo consigliere regionale toscano, ha deciso però di vederci chiaro. Perché, quando si tratta della classe dirigente, è indispensabile vi sia la massima trasparenza. In particolar modo, se si ha anche solo il lontanissimo sospetto che una persona di potere possa aver usato le famigerate parole: «Lei non sa chi sono io». Insomma, il solito, maleodorante costume di un'Italietta davvero piccola piccola. L'esponente di FdI ha firmato un'interrogazione parlamentare che pone una serie di interrogativi al ministro degli Interni, Matteo Piantedosi e al Guardasigilli, Carlo Nordio. Il primo riguarda «eventuali certificati medici allegati al ricorso, da quale professionista siano stati redatti e quando». Vi è il sospetto che quello stesso documento possa essere stato scritto da un medico che, oltre alla professione, ricopra un importante ruolo da dirigente. In quale struttura? Proprio in Regione Toscana. Una coincidenza che, qualora confermata, sarebbe davvero poco edificante. Ma non basta. Il succo della vicenda (vero o presunto) sta nell'ultimo capoverso dell'interrogazione. «Se i ministri interrogati siano a conoscenza di eventuali terze persone che non viaggiavano con la dott. ssa Manetti ma che siano giunte sul posto dopo l'identificazione ad opera della polizia Stradale. Se i ministri interrogati siano a conoscenza se il governatore Giani abbia avuto colloqui di persona o per telefono con le persone coinvolte nella vicenda compresi gli agenti della stradale in servizio e/o loro superiori, i medici che si sono occupati di un eventuale referto o esponenti della Prefettura a qualsiasi titolo». Ombre, sospetti e interrogativi che dovranno essere precisati al più presto. Anche perché Manetti (che ha presentato ricorso al Giudice di Pace) è in pole position per diventare assessore alla Cultura (e lasciare, de facto, senza poltrona la renzianissima Stefania Saccardi). Un caso giunto fino a Roma. Nelle prossime ore, al Nazareno, Elly Schlein e Eugenio Giani discuteranno di ruoli e poltrone. E l'affaire Manetti sarà al centro della chiacchierata tra il governatore e la donna dai tre passaporti.
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Il Tempo
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