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La guerra dei dazi agita la Cina: “Basta pressioni, oppure…”. La minaccia a Trump
07-03-2025, 09:08
Pechino risponderà «con fermezza» alla guerra commerciale lanciata da Donald Trump: è l'impegno assunto dal ministro degli esteri cinese Wang Yi, che ha denunciato i tentativi di Trump di imporre una «legge della giungla» al mondo dopo che presidente degli Stati Uniti ha imposto nuovi dazi su larga scala sui prodotti cinesi. Dopo una misura simile adottata a febbraio, si prevede che anche questa avrà ripercussioni sugli scambi commerciali per centinaia di miliardi di euro. Wang Yi ha presentato la Cina come un faro di «stabilità» in un mondo instabile, ha difeso la cooperazione sino-americana nella lotta contro la droga, in particolare il traffico di fentanyl e ha denunciato «l'ingratitudine» dimostrata da Washington «con l'imposizione di tasse ingiustificate». «Ci sono circa 190 paesi nel mondo», ha aggiunto. «Immaginate se ogni Paese si concentrasse sulle proprie priorità e credesse nella propria forza e nel proprio status: il mondo cadrebbe nella legge della giungla» ha detto. L'attuale politica americana «non è quella di un grande Paese responsabile», ha sottolineato Wang Yi a margine della sessione parlamentare annuale, il principale evento politico dell'anno in Cina, «Se si sceglie la cooperazione, si può avere un beneficio reciproco. Ma se la pressione continua, la Cina risponderà con fermezza». La Cina ha assicurato che combatterà «fino alla fine» se gli Stati Uniti continueranno la loro guerra commerciale, criticando una situazione di stallo che «destabilizza» l'economia globale. Mercoledì il gigante asiatico si è prefissato un obiettivo di crescita annuale di «circa il 5%», una meta ambiziosa in un momento in cui la guerra commerciale tra Pechino e Washington grava su un'economia cinese già appesantita dalla debolezza dei consumi e dalla crisi immobiliare. A livello regionale, le tensioni tra Cina e Stati Uniti sono andate avanti per tutto l'anno scorso, in particolare attorno all'isola di Taiwan, rivendicata da Pechino. «Raggiungere la completa unificazione della madrepatria è l'aspirazione comune di tutto il popolo cinese. È la tendenza generale della storia e una giusta causa», ha ribadito Wang Yi, «giocare la carta di Taiwan per cercare di contrastare la Cina è come cercare di allungare un braccio per fermare un treno in corsa». Wang Yi ha parlato anche dell'altra delicata questione regionale, quella del Mar Cinese Meridionale, di cui Pechino rivendica la quasi totalità degli isolotti, a scapito dei Paesi dell'area. Il ministro ha accusato le Filippine di aver provocato deliberatamente incidenti negli ultimi mesi con navi e aerei cinesi nei pressi di aree contese. Sulla questione della guerra in Ucraina il capo della diplomazia di Pechino è tornato a chiedere l'avvio di negoziati di pace. «Non ci sono vincitori in un conflitto e non ci sono vinti in una negoziazione. La Cina accoglie con favore e sostiene tutti gli sforzi per la pace», il messaggio. Nello stesso spirito, il ministro ha invitato «le grandi potenze» a «promuovere un cessate il fuoco totale e duraturo a Gaza e ad aumentare gli aiuti umanitari» nel territorio palestinese.
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