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La guerra dei dazi, scattano le contromosse. Trump: "Soffriremo ma ne varrà la pena"
Ieri 02-02-25, 21:38
La risposta ai dazi imposti da Donald Trump per le merci in arrivo negli Stati Uniti da Canada, Messico e Cina non si è fatta attendere. I primi a reagire sono stati i canadesi, il cui primo ministro Justin Trudeau ha annunciato l'imposizione di tariffe del 25% su un massimo di 155 miliardi di dollari canadesi di importazioni dagli Stati Uniti, tra cui alcol e frutta. Trudeau ha anche espresso il sentimento di tradimento diffuso tra i canadesi nei confronti dei vicini statunitensi per cui, ha ricordato, "ci siamo sempre stati". Anche la presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, ha incaricato il suo segretario all'economia di attuare una risposta ai dazi voluti a Trump, pari al 25% sia per il Paese centroamericano che per il Canada. Sheinbaum ha voluto inoltre smentire le accuse mosse da Washington: "Respingiamo categoricamente le calunnie della Casa Bianca secondo cui il governo messicano avrebbe alleanze con organizzazioni criminali". Accusa sfruttata da Trump per giustificare l'imposizione di dazi. La Cina, i cui prodotti saranno sottoposti a misure tariffarie del 10%, ha annunciato che presenterà un reclamo alla Wto, l'Organizzazione mondiale del commercio, e che adotterà "contromisure corrispondenti per salvaguardare i nostri diritti, la nostra integrità e i nostri interessi". "Le guerre commerciali e tariffarie non hanno vincitori", ha aggiunto il ministero degli Esteri cinese. Preoccupazioni sono state sollevate dalla ministra dell'Interno del Regno Unito Yvette Cooper che ha sottolineato: "Gli aumenti dei dazi in tutto il mondo possono avere un impatto davvero dannoso sulla crescita e sul commercio globali". Posizione condivisa dall'Unione europea che si è rammaricata per la decisione di Trump e, sottolineando come le relazioni commerciali con gli Stati Uniti siano "le più importanti al mondo", ha assicurato: "Risponderemo con fermezza a qualsiasi partner commerciale che imponga ingiustamente o arbitrariamente tariffe sulle merci dell'Ue". Le contro-misure hanno fatto infuriare il presidente americano che si è sfogato sul social Truth, prendendosela con "la 'Lobby dei dazi' guidata dal Wall Street Journal che sta lavorando duramente per giustificare il fatto che Paesi come Canada, Messico, Cina e troppi altri da nominare, continuino il decennale inganno all'America, per quanto riguarda il commercio, la criminalità e le droghe". Il presidente statunitense ha poi ammesso: "Ci sarà da soffrire? Sì, forse (o forse no!). Ma tutto questo varrà il prezzo da pagare". Trump è poi tornato ad attaccare il Canada, definendolo un Paese interamente sorretto dalle "massicce sovvenzioni" statunitensi. "Pertanto, il Canada dovrebbe diventare il nostro amato 51° Stato", ha ribadito, "tasse molto più basse e una protezione militare di gran lunga migliore per il popolo canadese - e niente dazi!". I dazi, che entreranno in vigore martedì, potrebbero però potenzialmente sabotare la crescita economica degli Stati Uniti. L'ordine firmato da Trump non contiene alcun meccanismo per la concessione di eccezioni, un possibile colpo per i costruttori di case che si affidano al legname canadese, così come per gli agricoltori e i produttori di automobili. I democratici si sono affrettati ad avvertire che l'eventuale inflazione futura sarà il risultato delle azioni di Trump.
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