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La sinistra europea sfida Orban sul Pride. "von der Leyen ci tratta come una colonia”
Ieri 27-06-25, 18:34
Sarà ancora una volta una prova di forza tra Orban e tutti gli altri. Migliaia di persone e tutte le forze politiche progressiste europee e italiane si ritroveranno domani al Pride LGBTIQ+ di Budapest, sfidando il divieto imposto dal premier Viktor Orban. Il leader magiaro, da oltre 15 anni consecutivi al governo, è in picchiata nei sondaggi delle elezioni del prossimo anno, insidiate da un ex esponente del suo partito Fidesz, Peter Magyar, appoggiato dal Ppe. Per questo rilancia le sue battaglie per compattare l'elettorato. Se la prende con l'Ucraina, con l'Ue cattiva e invadente, con i diritti delle minoranze che insidiano la famiglia tradizionale. Questa volta però la reazione delle forze democratiche europee, e in particolare progressiste, è stata massiccia. Il suo divieto di svolgere il Pride di Budapest, evento di affermazione politica della comunità LGBTIQ+, si è prima scontrato con la decisione del sindaco della capitale ungherese, il liberale Gergely Karacsony, che ha trovato lo stratagemma di renderlo un evento comunale, e poi con la reazione dell'Ue e della società civile di mezza Europa che si sta recando nella capitale ungherese. Oltre 70 europarlamentari dei Socialisti e democratici, dei liberali dei Renew, dei Greens, con i rispettivi leader, ma anche qualcuno del Ppe, sono attesi a Budapest. Dall'Italia partirà compatto tutto il centrosinistra: una folta delegazione del Pd guidata dalla Segretaria Elly Schlein, il M5S, Avs, Italia viva, +Europa e Azione con Carlo Calenda. Sarà presente anche la commissaria europea per la Parità, Hadja Lahbib: "La storia trova sempre buone ragioni per discriminare, ecco perché, come commissaria europea per le pari opportunità, andrò a Budapest e sarò al vostro fianco", afferma. Parole che riecheggiano quelle della presidente Ursula von der Leyen, che prima mercoledì con un videomessaggio e poi giovedì notte dopo il vertice Ue ha chiesto al premier ungherese di revocare il divieto di Pride e di garantire il diritto a riunirsi pacificamente. "Criminalizzare l'organizzazione del Pride o imporre multe ai partecipanti andrebbe contro tutto ciò in cui crediamo, poiché, come Unione Europea, la nostra unione è basata sull'uguaglianza e sulla non discriminazione. Questi sono i nostri valori fondamentali", ha rimarcato. Secca la replica di Viktor Orban, spalleggiato dal resto dei Patrioti: von der Leyen tratta l'Ungheria come una colonia e l'Ue vuole dire all'Ungheria cosa è permesso e cosa no, ha tuonato. "Consiglio a tutti di rispettare le leggi o ci saranno conseguenze legali" per chi parteciperà al Pride, è la minaccia. L'intervento di Bruxelles è un'ingerenza interna, aveva già detto Orban. La Commissione ha annunciato che lancerà entro fine anno la nuova Strategia per l'Uguaglianza LGBTIQ+, mentre a settimane è attesa la sentenza della Corte di giustizia Ue a cui l'Esecutivo Ue si era rivolto contro Budapest per la legge che vieta di parlare di tematiche LGBTIQ nelle scuole e sui mezzi di informazione, e su cui l'Avvocata generale ha già dato un parere contro l'Ungheria. Su quest'ultimo caso del Pride, invece, la grand parte delle forze progressiste criticano von der Leyen per essersi espressa troppo tardi e per non fare abbastanza. In molti chiedono l'apertura di un'altra procedura di infrazione contro il 'regime' ungherese o al Consiglio Ue di procedere con l'esclusione di Budapest dall'organo decisionale degli Stati Ue, tramite la procedura dell'articolo 7 dei Trattato.
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