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La sinistra strabica sui giornalisti minacciati: difende la stampa solo se è amica
Oggi 23-10-25, 08:51
C'è un certo (disdicevole) strabismo italico quando si tocca il tema della libertà di stampa o, peggio, delle minacce arrivate a questo o quel giornalista. Uno strabismo che si può facilmente riassumere così: a sinistra si ragiona (prevalentemente, il che vuol dire quasi tutti) con due punti fermi. Il primo: se ragioni con la tua testa, quindi sei un giornalista libero, non puoi che stare a sinistra, perché quella è l'unica area della libertà. Se non stai a sinistra vuol dire che non sai nemmeno dove sta di casa la libertà, sei un giornalista “dimezzato”, tendenzialmente al soldo del tuo editore (che peraltro ti paga poco, quindi vuol pure dire che la tua “dipendenza” è assai poco remunerata). Ovviamente (ma vaglielo a spiegare ai duri e puri ieri rivolti a Mosca come fosse la Mecca e oggi rivolti a Gaza come fosse la Mosca di allora) le cose stanno in modo assai diverso, come dimostra da un lato la storia del giornalismo italiano (Montanelli, do you remember?) e dall'altro la realtà contemporanea delle nuove generazioni, che sentono i ripetitivi luoghi comuni di tanta parte delle sinistre in materia di giornalismo come insopportabili. Però il dibattito “ai vertici” rimane inchiodato a quegli schemi, come si capisce da alcune vicende recenti o recentissime. Partiamo dal caso Ranucci, raggiunto da una bomba sotto casa che avrebbe potuto uccidere. Dirigenti di Fratelli d'Italia vanno alla manifestazione di solidarietà, dove vengono accettati senza troppi onori (e fin qui ci sta). Dove va meno bene è nel ragionamento che si è immediatamente aggiunto (in modo polemico) nelle dichiarazioni di sinistra sul tema, che dopo poche (sacrosante) righe di solidarietà alla vittima è diventato un campionario di accuse verso destra, verso il Governo, il Parlamento, l'attuale dirigenza Rai, imputati di un percorso di aggressione verso Report che non c'è mai stato né ci sarà. Vogliamo dirla fuori dai denti una volta per tutte? Sigfrido Ranucci e la sua squadra vanno difesi professionalmente e protetti con le forze dell'ordine, ma non sono il Verbo, non sono la Verità Rivelata. Sono giornalismo scomodo, ruvido, utile in democrazia ma politicamente orientato, ideologicamente di parte. E, comunque, criticabile come capita a tutti noi (e molto a questo giornale negli ultimi mesi). La riprova di tutto questo c'è nel trattamento subito da figure che la pensano diversamente da Ranucci (o da Saviano). Io non ricordo fiaccolate di sinistra in difesa di Alessandro Sallusti, quando nel dicembre del 2012 fu arrestato all'interno della redazione milanese de Il Giornale. Eppure, quella condanna a quattordici mesi di reclusione arrivò per un articolo pubblicato (diffamazione, verso un magistrato peraltro), non per un fatto di sangue. E ci volle l'intervento del Capo dello Stato per chiudere la vicenda, trasformando la pena da detentiva in pecuniaria. Lo stesso dicasi per le minacce al direttore di questo giornale: qualche dichiarazione di solidarietà e via, si passa oltre. Cambieranno a sinistra? Ne dubito.
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