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La Toscana approva il suicidio assistito. Ed è scontro politico: "Spetta al Parlamento"
Ieri 12-02-25, 07:56
La Toscana è la prima regione in Italia con una legge che detta le procedure e i tempi per l'assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito. Ed è già scontro istituzionale. Il Consiglio regionale ha approvato il testo a larga maggioranza, con 27 voti a favore (Partito democratico, Italia viva, Movimento 5 stelle e gruppo misto), 13 voti contrari (Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia) e un voto non espresso (dalla consigliera del Pd Lucia De Robertis). Il testo che ha ricevuto il via libera è stato emendato rispetto all'originaria proposta di legge d'iniziativa popolare su «procedure e tempi per l'assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza della Corte Costituzionale 242/2019», presentata dall'associazione Luca Coscioni depositando nel marzo 2024 oltre 10mila firme autenticate. Con la nuova regionale (in assenza di una normativa nazionale), si prevede una regolamentazione sulla procedura con la quale le persone che vogliono accedere al suicidio assistito possono far domanda all'Asl, e su tempi e modalità di risposta della commissione preposta a verificare la sussistenza dei requisiti fissati dalla Corte costituzionale affinché l'aiuto al suicidio non costituisca reato. Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, ha sottolineato «il lavoro autenticamente permeato da una dialettica costruttiva, da un profondo pathos e sentimento nell'espressione delle opinioni e del voto. Poche volte ho visto un Consiglio così attivo costruttivamente, è un salto di qualità e di civiltà, che la Toscana compie per prima rispetto alle altre Regioni e al Parlamento. L'attenzione che c'è anche a livello nazionale deriva dal fatto che c'era un vulnus, questa legge si pone con assoluta legittimità ha detto Giani in aula - Non è corretto parlare di eutanasia, noi diamo conto secondo i criteri che ci detta l'ordinamento e non fa altro che dare atto di procedure rispetto ai farmaci usati e al percorso che si deve seguire. Il nostro è un messaggio, un'espressione di civiltà al livello nazionale. Dopo sei anni, non è possibile che il Parlamento non ascolti l'indicazione forte e precisa della Corte costituzionale». Numerose le dichiarazioni subito dopo l'approvazione della legge, a partire dai vescovi. Il cardinale Paolo Augusto Lojudice, arcivescovo di Siena e presidente della Conferenza Episcopale Toscana, ha affermato: «Prendiamo atto della scelta fatta dal Consiglio Regionale della Toscana, ma questo non limiterà la nostra azione a favore della vita, sempre e comunque». Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, ha detto: «Oltre che barbara e disumana, questa legge spingerà alla "morte di Stato" migliaia di malati, fragili, anziani, persone sole ed emarginate che si sentiranno un "peso" per i familiari e la società. È anche palesemente incostituzionale, perché pretende si legiferare su una materia che potrebbe essere affrontata solo dal legislatore nazionale». Per il gruppo regionale di FdI «questa materia non è di competenza legislativa delle Regioni e la legge fa venir meno il principio di uguaglianza tra i cittadini e non è chiaro a chi potrà applicarsi». Per il gruppo regionale di FI la legge «ha aperto un grave scontro istituzionale e costituzionale. Pd, Italia Viva e M5S hanno voluto fare una legge bandiera, ideologica, priva di appigli giuridici. Adesso assisteremo ai viaggi della morte in Toscana da altre regioni d'Italia. Ci auguriamo che la Corte Costituzionale impugni questa legge in breve tempo». Per il presidente dei senatori di FI, Maurizio Gasparri, «il Consiglio regionale della Toscana ha deciso di andare avanti con una grave forzatura approvandola legge sul suicidio medicalmente assistito». Di parere oppostole dichiarazioni di numerosi esponenti locali e nazionali del Pd. Gratitudine è stata espressa dall'avvocata Filomena Gallo, segretaria dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. «È una legge di civiltà perché impedisce il ripetersi di casi di persone che hanno dovuto attendere una risposta per mesi, o addirittura per anni, in una condizione di sofferenza insopportabile e irreversibile».
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