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La vera "incongruenza" dietro alla condanna di Stasi, cosa sa Nazzi
Ieri 13-03-25, 13:01
Andrea Sempio si è recato in caserma per depositare il suo Dna, come imposto dalla procura che lo indaga per il delitto di Chiara Poggi. Ma quanto è probabile un ribaltamento clamoroso del caso Garlasco terminato con la condanna all'ergastolo dii Alberto Stasi? Stefano Nazi, cronista di nera e giudiziaria autore del popolare podcast Indagini, ha spiegato a Sky Tg 24 che "a distanza di tanti anni è comunque difficile arrivare a delle prove sostanziali e oggettive che siano inattaccabili, cioè oltre ogni ragionevole dubbio. Va ricordato che Alberto Stasi fu assolto in Corte d'Assise e in Corte d'Appello, ebbe due assoluzioni prima che la Cassazione facesse rifare il processo d'Appello e si arrivasse alla condanna". Sulla pista che porta a Sempio, Nazzi osserva che "è da un anno che la Procura di Pavia stava lavorando a questa nuova indagine. Ci sono stati già due tentativi quest'anno che il gip aveva respinto, aveva deciso che non ci fossero i presupporti per riaprire le indagini. Poi invece la Procura si è rivolta in Cassazione che le ha dato ragione". Il punto "non è tanto verificare se quel Dna appartiene ad Andrea Sempio, perché appartiene ad Andrea Sempio e questo era già stato più o meno stabilito. Quella traccia si diceva non fosse riconducibile a nessuno, si poteva dedurre che si trattasse del Dna di un maschio ma si diceva fosse talmente degradata da non poterla attribuire a qualcuno. Secondo la Procura invece adesso quella traccia è attribuibile". Sotto la lente ci sono le tre telefonate che Sempio fece a casa Poggi e che in almeno due "sapeva già benissimo che il suo amico, il fratello di Chiara Poggi, era partito, quindi telefonò probabilmente per altri motivi. C'è da dire che furono telefonate brevissime, di pochissimi secondi. Però quello che voglio dire è che siamo proprio agli inizi di una storia che fin dall'inizio è stata complessa, gestita a livello di indagini - come disse anche la Cassazione - almeno all'inizio, in maniera molto superficiale, molto caotica". In carcere c'è già un colpevole. Ma la condanna di Stasi "arrivò dopo otto anni di processi, che è un tempo inaccettabile". Non solo. "E poi c'è questa ‘incongruenza', in base agli stessi elementi - perché furono gli stessi elementi - ci furono due assoluzioni e poi due condanne, quindi una disparità di visione degli stessi dati oggettivi da parte dei giudici. Questo è ovvio che non aiuta la fiducia nella giustizia", osserva il giornalista.
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