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L'appello di La Cascina Costruzioni il 65% delle case a rischio strutturale, servono interventi
Oggi 11-11-25, 09:18
«C'è una sfida urgente per l'Italia: oltre 20 milioni di edifici residenziali sono stati costruiti prima degli anni 80 e presentano segni di deterioramento. È il 65% del patrimonio immobiliare italiano». A lanciare l'allarme è Riccardo Erbi, consigliere delegato di La Cascina Costruzioni, impresa che opera su tutto il territorio nazionale con un fatturato da 80 milioni di euro e un portafoglio clienti di 180 milioni. «Il deterioramento dipende dal ciclo di vita del calcestruzzo, mediamente 50 anni. Calcoli alla mano, è normale che i media ci raccontino di immobili sgomberati, da Sud a Nord come, per esempio, a Lamezia Terme, Bari, Lucca o Viareggio», riprende Erbi. Il tema allora è che il consolidamento statico e l'adeguamento sismico degli edifici privati dovrebbe diventare una priorità del governo, poiché mancano strumenti normativi e finanziari a tutela del patrimonio residenziale, non si incentiva il singolo condominio a investire per l'adeguamento del palazzo, a tutela della propria e altrui sicurezza. Le spese sono ingenti e le famiglie da sole possono non farcela. «L'edilizia pubblica è ovviamente un caso diverso» riprende Erbi «grazie al Pnrr beneficia di interventi per la messa in sicurezza dei suoi edifici, anche dal punto sismico. Con La Cascina Costruzioni abbiamo cantieri aperti in tutta Italia, conosciamo benissimo quanto accade». La Pa, a differenza del privato, si avvale della consulenza di professionisti, di norme e fondi a carattere nazionale per le opere di ammodernamento e consolidamento. L'Ance ha calcolato che la quota di abitazioni costruite nelle principali aree metropolitane prima del 1981 (cioè prima delle moderne leggi che regolano la sicurezza delle costruzioni), è il 73,5% a Milano, 70% a Roma, 70,2% a Napoli, 67,8% a Bari, 70,3% a Palermo. Con queste premesse oggettive, il governo italiano ha offerto nel tempo incentivi come l'Ecobonus, il Superbonus e il Sismabonus. «Meccanismi che richiedono comunque un investimento immediato ai cittadini; inoltre il bonus sisma è legato a zone con un certo grado di rischio tellurico, esclude interi territori e fasce di popolazione che non hanno capienza fiscale per godere delle detrazioni» sottolinea Erbi. Come sappiamo, è andata meglio con il Superbonus, per via dello sconto in fattura e perché il grosso del carico finanziario ricadeva sull'azienda e non sul cittadino. «Con La Cascina Costruzioni abbiamo verificato sul campo un fatto incontrovertibile» indica Erbi, «cioè che quando il Pnrr sostiene le opere per l'adeguamento sismico in ambito pubblico, consente a un'impresa di lavorare su tutto il territorio italiano, assumere personale qualificato e aiutare lo sviluppo dei territori». Dunque, per non lasciare le famiglie indietro, qual è una possibile soluzione? «Uno strumento normativo e finanziario che reintroduca lo sconto in fattura per gli interventi sul rischio sismico degli edifici e supporti i lavori di consolidamento statico» indica Erbi «con definizione chiara e trasparente di procedure e massimali di spesa. Così si può ripartire».
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