s

L'auto sfila a Monterey
Oggi 11-09-25, 17:36
Arrivare a Monterey a metà agosto significa abbandonare il tempo ordinario e tuffarsi in un universo parallelo, dove il mare incontra i motori e le colline diventano teatro di una settimana sospesa. È un pellegrinaggio laico che ogni anno richiama collezionisti, costruttori e curiosi, e che trasforma la penisola californiana in un palcoscenico unico al mondo. Qui la passione non si misura in decibel, ma in emozioni: quelle che ti investono al tramonto di Motorlux, al silenzio dorato del Quail, o davanti a una Hispano-Suiza che sembra scolpita con la luce. La prima tappa è il Monterey Jet Center, teatro di Motorlux. Qui fusoliere e supercar si guardano come vecchie amiche. Il crepuscolo colora di arancio le lamiere, le hostess servono Chardonnay e finger food mentre i jet privati diventano scenografia per curve leggendarie. L'Italia, qui, ha brillato come poche volte: la 33 Stradale di Alfa Romeo, rossa e sensuale come un cuore che batte, le provocazioni firmate Eccentrica, capaci di reinventare la Diablo con muscoli di carbonio e poi la firma senza tempo di Pagani, le cui linee sembrano più opere d'arte che automobili. Persino il profumo – un misto di tartufo e kerosene – è inebriante. Il giorno dopo il respiro si fa più lento con il Tour d'Elegance. Le auto partono da Pebble Beach e percorrono la 17-Mile Drive, i pini marittimi modellati dal vento e il blu dell'oceano come cornice. È la marcia dell'eleganza: nessuna bandiera a scacchi, nessun cronometro, solo il piacere di vedere una Bugatti d'anteguerra accanto a una Ferrari anni Sessanta che arrampica sulle colline di Carmel e da lì al Big Sur. La strada diventa un museo in movimento, e chi si affaccia lungo i muretti delle case a picco sul mare assiste gratis allo spettacolo più raro. Il venerdì è il giorno di The Quail, il salotto buono della Car Week. Entrare lì significa abbandonare la dimensione dell'auto e tuffarsi in una festa privata, dove i brand più prestigiosi portano non solo modelli ma visioni. Quest'anno Lamborghini ha scelto di presentare la Fenomeno, manifesto di potenza e design, mentre Pagani ha ribadito che l'artigianato può emozionare quanto mille cavalli. Eccentrica ha affascinato con le sue provocazioni di restomod, tra memoria e futuro. Poi la regina: la Ferrari F50 GT1 del 1996, nata per correre in pista ma premiata su un green. Un'unica creatura, chassis 001, che a Monterey ha trovato la sua rivincita, diventando leggenda in un prato californiano e non in pista. Il sabato ci si sposta al Concorso Italiano, che ha festeggiato i 40 anni. Sul prato del Bayonet Black Horse non c'erano solo le Alfa Romeo, calde e familiari come ricordi di famiglia, o le Lamborghini e le Ferrari, ma anche tante presenze straniere, belle ma fuori contesto, quasi ospiti inattesi a una festa privata. Best in Show a una Cisitalia Aerodynamica. Noi eravamo lì, con una Alfa Romeo Tonale Tributo Italiano EAWD, la nostra compagna di viaggio lungo tutta la California: ibrida, rossa, vestita dell'allestimento che omaggia il Tricolore. Una presenza discreta, che ci ha permesso di vivere la settimana da protagonisti silenziosi. Eppure, proprio al Concorso, si è avvertita la necessità di riportare la barra al centro: troppe presenze non italiane hanno tolto coerenza all'evento. Ci auguriamo che il prossimo anno l'identità tricolore torni ad essere il cuore di questa celebrazione. Tra un concorso e l'altro, Monterey ha visto arrivare il Supercar Owners Circle, una carovana di hypercar moderne che ha trasformato le strade in una passerella surreale. Dalla Pagani Zonda alle Ferrari Monza, fino alle McLaren più rare, il gruppo ha attraversato Carmel, la 17-Mile Drive, Laguna Seca e perfino Pebble, lasciando dietro di sé il profumo della benzina 100 ottani e lo stupore del pubblico. In un'epoca in cui i social bruciano ogni istante, vederle passare tutte insieme è stato come assistere a una rappresentazione teatrale irripetibile. E poi le aste, termometro spietato del mercato. Quest'anno il colpo è arrivato da RM Sotheby's, con una Ferrari Daytona SP3 Tailor Made battuta a 26 milioni di dollari. Un'auto appena creata ma già entrata nel mito: segno che oggi non servono più decenni per consacrare una leggenda, basta l'alchimia giusta di esclusività, beneficenza e desiderio. Infine, l'epilogo. Pebble Beach, con la sua buca 18, è il santuario dove ogni Car Week trova il suo compimento. Davanti all'oceano, la Hispano-Suiza H6C Tulipwood del 1924 ha conquistato il titolo di Best of Show. Una scultura in legno e metallo che ha attraversato un secolo per tornare a brillare, tra cappelli aristocratici, giacche leggere e giudici che sfogliano registri di restauro come vangeli. È qui che il tempo si ferma, e il silenzio della folla dice più di mille applausi. La Monterey Car Week resta questo: un viaggio, una liturgia collettiva che ogni anno ridisegna il confine tra passato e futuro.
CONTINUA A LEGGERE
4
0
0
Guarda anche
Il Sole 24 Ore

Fenomeno, la supercar più veloce e potente di Lamborghini
Quotidiano.net

Range Rover Sport SV Carbon, 635 cavalli e lusso dinamico
Il Tempo
19:42
Polizia Postale chiude piattaforma sessista
Il Tempo
19:35