s

“For Charlie”: la pace Trump-Musk è il primo vero “lascito” di Kirk
Oggi 23-09-25, 07:36
È successo davvero, ed è successo nel luogo simbolicamente più potente: il memoriale per Charlie Kirk allo State Farm Stadium di Glendale, Arizona. Donald Trump ed Elon Musk si sono seduti nello stesso skybox, hanno parlato e si sono stretti la mano. Immagini chiarissime, parole coperte dal brusio: per la prima volta dopo mesi di scontro pubblico, i due si sono ritrovati davanti a una folla enorme. Cosa si sono detti? Non esistono trascrizioni ufficiali. Però una lettura del labiale, rilanciata da vari media, offre una traccia plausibile: «How are you doing?», l'aggancio di Trump; poi il passaggio chiave, «Let's try and work out how to get back on track»; infine un sussurro affettuoso, «I've missed you». Musk annuisce, stringe la mano e si allontana. Gesto breve, significato enorme: il capo della destra americana e il più influente imprenditore tornano a parlarsi. La chiave è tutta qui: Kirk, da morto, li ha rimessi insieme. Lo certifica Musk con un post su X: «For Charlie». Nessuna autocelebrazione, solo la dedica a chi è stato per anni un connettore formidabile tra politica, base militante e mondo digitale. Quel «per Charlie» è la cornice morale che consente ai due di riavvicinarsi senza perdere la faccia. Non è un dettaglio, è la porta politica che si riapre. Ricordiamo il contesto: tra Trump e Musk c'era stata rottura, e pesante. Musk aveva guidato la Government Efficiency (DOGE) e poi aveva lasciato, demolendo il «One Big Beautiful Bill» per i suoi costi e per il deficit. Trump aveva reagito di forza. Da allora, accuse e ritorsioni, fino al gelo. Ieri, nello stesso giorno in cui il presidente ha celebrato Kirk con un discorso intriso di fede, il disgelo è apparso possibile. Perché conta per la destra americana? Perché l'asse tra potere politico e potere tecnologico-industriale decide agende e risultati: spazio (Starlink e SpaceX), auto ed energia, intelligenza artificiale, sicurezza delle reti, piattaforme social. Se Musk torna anche solo «vicino» alla Casa Bianca, cambia il baricentro: macchina del consenso digitale, dossier di spesa, disciplina del bilancio, persino la grammatica della comunicazione presidenziale. E a Glendale platee giovani e un messaggio semplice: ricompattarsi per vincere. E fuori dagli Usa? La destra globale, Italia compresa, legge il segnale: si può litigare, ma si deve convergere sugli obiettivi strategici. Per noi significa una cosa semplice: industria, tecnologia e sicurezza devono camminare insieme alla politica, non contro. L'immagine di Trump che stringe la mano a Musk «per Charlie» è un promemoria operativo: i leader non eliminano i conflitti, li gerarchizzano in nome di una causa. Qui il sacrificio di Kirk ha fatto il lavoro che la diplomazia privata non aveva fatto. E allora diciamolo francamente: per Giorgia Meloni è una buona notizia, le ragioni d'imbarazzo nel rapporto con i due personaggi iniziano a ridimensionarsi. Non sappiamo se questa spinta diventerà architettura stabile: serviranno prove concrete — riunioni, dossier, decisioni — non solo foto. Ma la scena di Glendale consegna già un fatto: la destra americana ha ritrovato un linguaggio comune tra politica e impresa. Lo ha imposto l'emozione, lo ha autorizzato la memoria di un leader giovane. Ed è per questo che Charlie Kirk, nel giorno dell'addio, ha dettato l'agenda dei prossimi mesi. «For Charlie»: quando lo slogan è insieme giustizia e collante. Per la destra italiana è un promemoria operativo: ricucire gli strappi quando l'interesse politico lo impone.
CONTINUA A LEGGERE
1
0
0
Guarda anche
Libero Quotidiano

Charlie Kirk, perché il funerale è un punto di svolta per gli Usa
La Verità
