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“Il Pd di Schlein è fiacco e inadatto a guidare il centrosinistra”. Zanda spara a zero su Elly
30-01-2025, 08:48
Luigi Zanda, cinque volte senatore, è stato Portavoce di Francesco Cossiga al Ministero dell'Interno durante gli anni di piombo, dal 1976 al 1978, e poi suo braccio destro alla Presidenza del Consiglio dei ministri con il primo ed il secondo governo Cossiga. È tra i co-fondatori del Partito Democratico. Il Centrosinistra cosa deve fare? «Il punto di partenza è che nel Pd il dibattito interno è fiacco. E anche nel fare l'opposizione al governo Meloni non indica mai come si affronterebbero i problemi se il Pd fosse al governo». Quindi Dario Franceschini ha fatto bene ad aprire il dibattito. «Non ha solo fatto bene, ha fatto benissimo. Il dibattito serve al Pd. Ma non è un problema di formule elettorali. I problemi sono politici e vanno chiariti alla base: fin quando Giuseppe Conte rimarrà ondivago, sarà impossibile realizzare il campo largo». Marciare divisi per colpire uniti, senza mettersi d'accordo prima? «Pensare ad alleanze da fare dopo il voto è come giocare un terno al lotto. Il tema è politico. Oggi in tutti i paesi la politica estera è anche al centro della politica interna. Su questioni come l'Ucraina nel centrosinistra italiano ci sono troppe posizioni diverse». C'è lo spazio per quella ipotetica nuova Margherita, un soggetto centrista da federare al Pd? «Io sono sempre stato tendenzialmente a favore di due poli, in ciascuno dei quali è necessario che ci sia un partito con una forza elettorale superiore e con una funzione di guida. Tra Meloni e Tajani da un lato e tra Meloni e Salvini dall'altro ci sono posizioni geopolitiche diverse. Però il loro governo va avanti compatto. Il centrosinistra non reggerebbe contraddizioni di quella portata». Manca la disciplina di coalizione? «I partiti non si tengono insieme per disciplina, dovrebbero stare insieme per il pensiero. In un sistema bipolare, in entrambi gli schieramenti serve un partito-guida. Che sa trainare gli altri, metterli insieme, rappresentarli autorevolmente. Nel centrosinistra il Pd è il partito-pilastro ma non è il partito-guida. Finora più che rivendicare il proprio pensiero, il Pd si è impegnato ad avere buoni rapporti con Giuseppe Conte, che però lo snobba». E però non può che essere il Pd, il partito-guida del centrosinistra. «Solo il Pd potrebbe diventarlo». Come? «Promuovendo una grande conferenza nazionale sulla sua identità, provando a definire con chiarezza la sua visione dell'Italia, il suo programma, le sue ambizioni. Ho in mente un lavoro lungo, da farsi in presenza, che promuova una riflessione profonda ed estesa. Che duri anche un anno, se serve. Coinvolgendo tutto il paese, i lavoratori, gli imprenditori, le categorie, le professioni, la cultura. Una occasione per ricercare con umiltà le ragioni di un partito che aspira ad essere la guida del centrosinistra». Anche per chiarire la posizione internazionale del Pd, talvolta scivolosa su Medio Oriente, Ucraina... «Una grande riflessione sulla linea politica deve tenere conto dei cambiamenti epocali che ci sono nel mondo. Delle tensioni e degli sconvolgimenti geopolitici. Il Pd ha bisogno di mettersi in sintonia con la realtà da cui si è in gran parte allontanato. Adotta schemi mentali del Novecento». E dunque il centro di Ruffini, di Sala, dei federatori... «Tutto deve avvenire nel Pd. Federatore è una parola che non conosco. Conosco la parola leader». Anche perché Giorgia Meloni è forte. «Meloni è un'avversaria politica da non sottovalutare: è capace. Ma è troppo tattica e poco incisiva verso i problemi degli italiani. E fortunata: è diventata leader nel pieno del trumpismo». Dell'avviso di garanzia cosa avrebbe detto Francesco Cossiga? «Lui spesso diceva che nelle istituzioni, chi ha più prudenza la dovrebbe usare. Non mi sembra di vedere troppa prudenza in giro. Non l'ha mostrata Li Gotti, facendo quell'esposto. E non l'ha usata la Procura, perché non credo che mandi avvisi di garanzia per ogni esposto che riceve. E non è stata prudente neanche Meloni: eviti di tirare in ballo Prodi, riferisca i fatti – che lei deve conoscere bene – e faccia prevalere la verità».
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