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Le mille balle a 5 Stelle e le giravolte di Conte: la verità sul finto pacifismo grillino
Oggi 25-06-25, 10:03
La difesa è la buccia di banana che fa scivolare il M5S di Conte. L'ex premier è campione nel cambiare idea. Giuseppi interviene a “L'aria che tira” per ribadire come non abbia mai firmato, in sede Nato, un impegno per destinare il 2% in armamenti. Una posizione, d'altronde, ribadita nell'Aula di Montecitorio, dove parla di possibili tagli per sanità e scuola. L'avvocato di Volturara Appula, però, dimentica che, nel 2018, nella sede dell'Alleanza Atlantica, fu proprio lui a sottoscrivere una dichiarazione in cui veniva evidenziato «l'incrollabile impegno» dell'Italia su tutti gli aspetti del Defence Investment Pledge. Una posizione, poi, confermata nel successivo vertice del 2019, quando il governo pentastellato diede l'ok a una nota congiunta in cui i Capi di Stato si impegnavano a incrementare «gli investimenti nella difesa in linea con le linee guida del 2% e del 20%, investendo in nuove capacità e contribuendo con più forze alle missioni e alle operazioni». A questo punto, le opzioni sono soltanto due. La prima è che il leader dei pentastellati abbia messo in soffitta i panni del “presidente responsabile” per accaparrarsi i voti dei pacifisti. La seconda, peggiore della precedente, è che abbia firmato delle carte senza neanche leggerle. Considerando l'autorevolezza e l'esperienza del docente universitario, ovviamente non prendiamo neanche in considerazione tale ipotesi. Una cosa è certa, i pentastellati campioni del disarmo si trovano a manifestare a L'Aja contro una strategia da loro stessi condivisa e sottoscritta. Osservando i dati del Pil che l'Italia ha dedicato alla Difesa, infatti, si può notare come il picco maggiore di investimenti c'è stato proprio nel 2020, quando a Palazzo Chigi non c'era certamente la destra di Meloni. Non dimentichiamo che allora non si parlava neanche di Ucraina e il Medio Oriente sembrava un'isola felice. C'era, piuttosto, un'altra emergenza chiamata Covid. Nonostante ciò, si aumentava la spesa militare del 25% rispetto all'anno precedente. Non bisogna, inoltre, dimenticare che lo stesso Conte, che oggi non perde secondi per sventolare il vessillo del “mai più guerre”, in piena pandemia e con il caro bollette alle stelle, era a capo di un esecutivo che presentava ben 22 decreti ministeriali relativi a programmi d'arma (per un valore complessivo tra i 9 e i 10,5 miliardi), creava un fondo da 12,5 miliardi per l'ammodernamento dello strumento militare e addirittura sottoscriveva un memorandum per costruire nuovo velivolo. In quel periodo a Piazza Colonna veniva addirittura firmato un impegno per quegli F-35, che ora vengono ritenuti “il male dei cieli”. Tale linea guerrafondaia dai grillini viene confermata anche nel governo Draghi, quando votarono a favore di un ordine del giorno che impegnava l'esecutivo ad aumentare le risorse spese in Difesa. Motivo per cui Conte, dicendo che si è sempre battuto per il “no alle armi”, non solo nega l'evidenza, ma soprattutto sconfessa il suo passato. Ecco perché Giuseppi, pur essendo foggiano, incarna perfettamente la storica canzone partenopea che recita «scurdammoce o' passato».
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