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Leone XIV vede Burke. E il nemico conservatore di Bergoglio chiede il ripristino della messa in latino
Oggi 23-08-25, 12:36
Nei primi cento giorni di pontificato Leone XIV ha ricevuto tutti i capi dicastero vaticani - spesso accompagnati dalle gerarchie inferiori dei singoli ministeri - e ha ascoltato in silenzio le loro lagnanze, i desiderata, analizzato i problemi irrisolti e le questioni più spinose ereditate dal predecessore. Non solo, il Papa ha ricevuto anche moltissimi esponenti del Sacro Collegio che a tutt'oggi non hanno più incarichi nel governo centrale della Chiesa, taluni pensionati anticipatamente da Bergoglio, altri platealmente cacciati. È quest'ultimo il caso del cardinale statunitense (come Prevost) Raymond Leo Burke, uno dei principali esponenti dell'ala conservatrice della Chiesa e tra i più acerrimi oppositori di Francesco, che Leone ha incontrato in udienza privata venerdì 22 agosto. All'ex prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica Bergoglio aveva riservato negli anni un trattamento tutto speciale: pensionamento anticipato, sfratto esecutivo dall'appartamento di rappresentanza a Roma giungendo addirittura a togliergli il c.d. “piatto cardinalizio”, cioè lo stipendio mensile percepito dai porporati. Nei corridoi e tra le logge del Palazzo Apostolico si sussurra che la portata principale dell'incontro tra Burke e Prevost sia stata la richiesta da parte del cardinale di reintrodurre la cosiddetta “messa in latino”, ripristinando il Motu Proprio Summorum Pontificum emanato nel 2007 da Benedetto XVI e successivamente abolito da Francesco con il Traditionis Custodes del 2021. L'intento di Papa Ratzinger era stato quello di liberalizzare l'utilizzo del Messale Romano pre 1962 e l'antico uso liturgico antecedente alla riforma voluta da Paolo VI nel 1970, mentre quello del suo diretto successore, nemico giurato di ogni forma di tradizionalismo ecclesiastico, di vietare quasi definitivamente la possibilità di celebrare come usava prima del Concilio Vaticano II. Il cardinale Burke è stato uno dei tanti prelati, ma certamente il più autorevole, che hanno ripetutamente infranto la normativa bergogliana emanata nel 2021 ed oggi intende farsi portavoce di tutto quel mondo ecclesiastico che chiede al nuovo pontefice il ripristino della libertà concessa da Benedetto XVI. Secondo diverse indiscrezioni sull'andamento del Conclave di maggio, tutto il blocco conservatore del Sacro Collegio (che poteva contare su un pacchetto di voti oscillante tra i 20 e i 25) avrebbe votato per Prevost già dal terzo scrutinio ma con la condizione - fatta recapitare dagli intermediari che stavano preparando l'ascesa al Soglio di Pietro del primo Papa statunitense - che una volta eletto avrebbe posto fine alle profonde divisioni create da Bergoglio e riportato ordine in una Chiesa lacerata da moltissimi atti giuridici, liturgici e dottrinali posti in essere da Francesco. Burke e i conservatori hanno atteso diligentemente che Leone XIV si assestasse al timone di comando della Chiesa ma ora, passati i primi cento giorni di governo, non intendono più aspettare. Per loro, come per molti altri, il Pontefice deve ora iniziare ad agire concretamente, anche ricordandosi di tutte le lagnanze emerse durante i giorni del pre-Conclave. Se Leone XIV ripristinerà l'antico uso liturgico è ancora presto per dirlo, quel che sembra però certo è che questo Papa pare non abbia nulla in contrario a farlo.
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