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L'età per andare in pensione? Nessun aumento in manovra
Oggi 25-08-25, 15:16
«Sul fronte previdenziale, nei prossimi anni avremo sempre più lavoratori che andranno in pensione con il sistema contributivo e con assegni che saranno più bassi. Occorre un meccanismo che incentivi l'investimento sulla futura pensione, tramite il secondo pilastro, che già abbiamo iniziato a integrare maggiormente col primo anche per il raggiungimento dei requisiti necessari all'accesso della quiescenza». Da qui la conferma dell'uscita anticipata a 64 anni con almeno 25 anni, anticipata, a più ripresa, dalla Lega. «Cercheremo di rafforzare questo canale. Mi sembra che tra l'altro la soglia individuata dei 64 anni possa essere giusta e adeguata rispetto all'attuale mondo del lavoro». Lo ha detto il sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Claudio Durigon, in un'intervista rilasciata a ilsussidiario.net, in occasione del Meeting di Rimini. Un riferimento anche ad altri strumenti economici utili a tutelare le fasce più deboli, che, a suo parere, andrebbero rivisti. «Opzione donna - chiarisce - andrebbe rafforzata perché oggi risulta una misura poco efficiente e ha avuto scarso appeal. Quota 103, invece, visto anche lo scarso utilizzo, non penso possa rappresentare una forma ottimale di flessibilità in uscita», ha aggiunto Durigon, annunciando anche la disponibilità del ministro Giorgetti a inserire nella manovra il decreto per congelare l'aumento dei requisiti pensionistici dal 2027. Il sottosegretario, infatti, ribadito la proposta di una flat tax al 5% per i giovani: «Con una flat tax al 5% per cinque anni per i nuovi assunti fino a 30 anni, e per gli under 35 che tornano a risiedere in Italia, lo Stato potrebbe fare la sua parte. Occorre, però, anche un cambiamento culturale da parte di molte imprese italiane, che non devono cercare di ridurre il costo del lavoro a scapito dei ragazzi, magari con un inquadramento contrattuale inferiore». Bocciato, invece, il salario minimo, che secondo il vicesegretario del Carroccio ed ex sindacalista «non è la panacea di tutti i mali. Può affrontare il problema di alcuni valori salariali molto bassi presenti in alcuni contratti, ma è anche vero che porterebbe la contrattazione collettiva a guardare verso il basso, mentre abbiamo bisogno di una spinta verso l'alto. Un patto sociale che andasse in questa direzione sarebbe senz'altro il benvenuto. In ogni caso - ha sottolineato - il Governo dovrà cominciare dalla prossima Legge di bilancio a dare risposte anche al ceto medio, oltre a continuare a sostenere quello medio-basso, come già fatto con il taglio del cuneo fiscale». Una cosa è certa, quest'esecutivo vuole tenere nella sua agenda quel Paese che rischia di restare indietro e quindi ha bisogno di maggiori aiuti.
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