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L'Europa torna alle radici: dalla Manica al Mediterraneo, ora il vento della destra soffia sempre più forte
Oggi 18-09-25, 07:51
C'è una evoluzione nei flussi di consenso europei, che premia partiti identitari, eurocritici, alcuni dei quali rivolti al trumpismo come punto di riferimento ideale. È di ieri la notizia che, secondo un sondaggio promosso da “YouGov”, Afd si attesterebbe come prima formazione a livello nazionale in Germania, superando di un punto l'alleanza di centrodestra CDU-CSU. I socialdemocratici si collocherebbero al 15%. Si tratta di una rilevazione giunta a pochi giorni dalle elezioni amministrative nel land Nord Reno-Vestfalia, il più popoloso della Germania, con 13 milioni di aventi diritto. Qui, se nel piazzamento di primo partito si è confermata la Cdu, l'Afd ha comunque beneficiato di un'imponente impennata di consenso, raggiungendo il 16,5% e aumentando la percentuale di 11 punti. Altro Paese rilevante è la Francia. Qui, il partito di Marine Le Pen, Rassemblement National, si attesta ampiamente al vertice dei sondaggi. Un trend rafforzato dallo scorso anno, con quel che è accaduto dopo le elezioni legislative. Il Presidente Emmanuel Macron, pur di non incaricare i vincitori della consultazione, ha dato vita a due governi di minoranza che hanno avuto un'esistenza breve e tormentata: prima guidati da Barnier e poi da Bayrou. Ora l'incarico è passato a un macronista di provenienza gollista, Lecornu, ma mentre il sistema politico francese è affaticato da questa instabilità e dalla crisi economica, il Rassemblement continua a crescere e la fiducia di Macron cala inesorabilmente. Tra le circostanze recenti nell'Europa continentale, va segnalato anche quanto accaduto in Norvegia: pur avendo vinto il centrosinistra, il Partito del Progresso è diventato la seconda forza del Paese, salendo al 23,8% e raddoppiando i seggi. La sua leader, Sylvi Listhaug, è stata paragonata da parte della stampa europea a Giorgia Meloni, per l'impostazione politica incentrata su sicurezza e immigrazione. Un'altra realtà da seguire è l'Olanda, che andrà al voto il 29 ottobre dopo la caduta del governo Schoof. In questo scenario, il PVV di Geert Wilders si attesta come primo partito, sebbene con un trend ridimensionato rispetto all'impennata successiva alla crisi politica. Uscendo dall'Ue, risalta il caso inglese, dove la crescita dei consensi di Reform UK ha rotto la tradizione bipartitica tra conservatori e laburisti. Il leader Nigel Farage si richiama esplicitamente a Donald Trump e in passato ha stretto rapporti con Elon Musk. Se da un lato Reform beneficia delle difficoltà del premier laburista Keir Starmer, alle prese con un'economia debole e problemi interni, dall'altro si avvantaggia del crollo dei conservatori, usciti stremati da anni di governo e incapaci di rilanciare la propria leadership.
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