s

L'importanza di chiamarsi Alberto
Oggi 21-05-25, 08:23
Ammetto che Alberto Stasi mi è sempre sembrato innocente. Ma soprattutto ammetto che non c'è una ragione per cui ho provato questa sensazione. Capita che nei grandi delitti noi profani della giustizia e dei suoi meccanismi ci innamoriamo di una tesi. È sbagliato ma è normale. Anche se da giornalista mi rendo conto che se questo meccanismo avvolge i processi di natura politica (benché infinitamente meno seri della morte di una giovane donna) il pasticcio è fatto e l'Italia ne sa qualcosa. Però è venuto il momento di dirci che questo vale anche per i magistrati. Perché se davvero le nuove indagini sul delitto di Garlasco faranno emergere un'altra verità, come ormai sembra possa succedere, il caso che avremo di fronte, proprio perché non ha natura politica, dovremmo imprimercelo nella mente. Perché vorrebbe dire che non è né fascismo né autoritarismo affermare che i giudici sbagliano. Così come è un dovere continuare a cercare una verità e indagare sul perché di quegli errori. Stabilire i limiti della buona fede e poi dirci: la giustizia va riformata.
CONTINUA A LEGGERE
1
0
0
Guarda anche
Il Giornale

Il tempo dilatato di un processo al ralenti
HuffPost

I cento giorni del grande bugiardo
Il Tempo
13:05
Von der Leyen "Mattarella punto di riferimento per l'Europa"
Il Tempo
12:50
Il ruolo dell'anatomopatologo tra diagnosi e terapia
Il Tempo
12:35
Premio nazionale Luigi Sodo assegnato a Gianluca Semprini
Il Tempo
12:34
Difesa, accordo per 150 miliardi: così l'Europa si riarma
Il Tempo
12:32