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L'Islam pragmatico fa schiantare il circo sinistrorso su Gaza
Oggi 01-10-25, 10:07
Risultato garantito? Certo che no, perché le forze contrarie alla pace in Medio Oriente sono imponenti. Però il fatto è che in queste ore l'Islam pragmatico fa schiantare contro il muro il circo sinistrorso: i paesi arabi abbracciano il piano Trump per Gaza mentre l'Europa progressista si trastulla con le sue flottiglie da operetta. Il fatto politico «forte» è infatti uno solo, cioè la dichiarazione congiunta dei ministri degli Esteri di otto nazioni arabe e musulmane - Turchia, Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Qatar, Indonesia e Pakistan - che dà via libera al piano di pace di Trump per Gaza. Un documento che spiazza tutti: fine immediata delle ostilità, rilascio di ostaggi israeliani in cambio di prigionieri palestinesi, ricostruzione totale della Striscia sotto supervisione internazionale e, soprattutto, demilitarizzazione per impedire che Hamas usi Gaza come base missilistica contro civili innocenti. Trump, con la sua solita franchezza da bulldozer, concede a Hamas tre o quattro giorni per decidere, altrimenti Israele riprenderà le operazioni militari senza remore. E i terroristi? Esaminano «responsabilmente» la proposta, mentre la Jihad Islamica la bolla come «liquidazione del popolo palestinese». Quindi il mondo arabo, stanco di finanziare il caos di Hamas, sceglie la via del realismo: accogliere gli sforzi di Trump per porre fine a due anni di mattanza. Questo appoggio non è un dettaglio: è un terremoto geopolitico. Saudi e Uae, che con gli Accordi di Abramo hanno già normalizzato con Israele, vedono nel piano un'opportunità per stabilizzare la regione senza più elargire miliardi a gruppuscoli fanatici. Qatar ed Egitto, che ospitano i capi di Hamas, ora spingono per la pace invece di perpetuare il conflitto come ricatto. Persino l'Indonesia e il Pakistan, giganti musulmani, firmano il comunicato. Pragmatismo contro ideologia: l'Islam sunnita preferisce ponti a bombe, economia a retorica anti-occidentale. E qui entra in scena l'evanescente avventura della Flotilla «Global Sumud», partita da Barcellona con a bordo Greta Thunberg e la solita fauna sinistrorsa europea. Navicelle cariche di (pochi) aiuti umanitari e di (molta) propaganda, che Israele intercetta in acque internazionali, come da copione dal 2010. In Italia, i dockworkers di sinistra promettono scioperi generali per «bloccare l'Europa» se le barche vengono fermate. Manifestazioni a Torino, occupazioni di stazioni, urla contro Meloni: il solito teatrino. La sinistra europea non vuole risolverei problemi, li coltiva. Comunque il problema è anche di Emmanuel Macron e Keir Starmer, la loro uscita sullo Stato Palestinese impallidisce di fronte al realismo delle Case Reali islamiche. Diciamolo francamente: la posizione del governo italiano si distingue per ragionevolezza e onestà intellettuale. Non siamo determinanti in Medio Oriente ma nemmeno ci mettiamo a sparare «balle spaziali». Alla «flotilla» in cerca di gloria dico solo questo: il miglior servizio che potete fare alla politica ed alla storia è farvi dimenticare il più in fretta possibile.
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