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L'ultima di Bonelli e Fratoianni: ad Albanese il Nobel per la pace
Oggi 13-07-25, 07:49
Una deriva estrema e pericolosa. Una politica incapace di distinguere tra un popolo e il suo governo. Una posizione grottesca, che mette in imbarazzo l'intero Paese nei confronti del nostro più importante partner internazionale. La sinistra continua a perseverare nel suo appoggio acritico all'universo islamico e nella sua avversione più totale a Israele. L'ennesima dimostrazione di una tendenza che non può più essere sottovalutata è stata palesata con l'uscita di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. I due leader maximi di Avs, in un lungo post sui propri canali social, hanno chiesto che l'Italia appoggi la candidatura di Francesca Albanese al Nobel per la Pace. «Il governo Trump ha imposto sanzioni personali contro la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi occupati, per aver denunciato bombardamenti indiscriminati, assedi e trasferimenti forzati a Gaza e in Cisgiordania. Questa nostra connazionale ha svolto il suo mandato con indipendenza e rigore, nonostante campagne diffamatorie, minacce e ora rappresaglie economiche. Punire chi documenta crimini di guerra è un precedente pericoloso che mina l'intero sistema internazionale di protezione dei diritti umani». La magica coppia del gol del partito che ha portato Ilaria Salis al Parlamento Europeo ha lanciato anche una petizione online. «Chiediamo a Italia ed Europa di condannare pubblicamente le sanzioni statunitensi e garantire protezione diplomatica a Francesca Albanese, difendere in sede Onu l'autonomia dei relatori speciali, affinché nessuno sia intimidito per il proprio lavoro. E sostenere ufficialmente la candidatura di Albanese al Nobel per la Pace». Francesca Albanese è, per inciso, la stessa persona incensata dalla rive gauche della politica italiana come prossima alla beatificazione, ma oggetto di sanzioni promosse dagli Stati Uniti. Una presa di posizione annunciata dal segretario di Stato Marco Rubio, che ha criticato gli «illegittimi e vergognosi sforzi di Albanese per fare pressione sulla Corte Penale Internazionale affinché agisca contro funzionari, aziende e leader statunitensi e israeliani». Ma non basta. «La campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele non sarà più tollerata. Né gli Stati Uniti né Israele - ha ricordato Rubio - sono parte dello Statuto di Roma, il che rende la sua azione una grave violazione della sovranità di entrambi i paesi». Al momento non vi sono maggiori dettagli sulle sanzioni annunciate. Tra le ipotesi, quella che Albanese non possa entrare negli Stati Uniti, e che i suoi eventuali beni nel paese vengano posti sotto sequestro. Nelle scorse settimane, Washington aveva chiesto le dimissioni di Albanese dopo che un rapporto di UN Watch accusava la relatrice di aver accettato finanziamenti per 20 mila dollari per i suoi viaggi da gruppi legati ad Hamas, in violazione delle regole di condotta delle Nazioni Unite. Albanese, in tutta risposta, ha alzato la voce, sottolineando che le sanzioni imposte dall'amministrazione Trump le ricordavano le "tecniche di intimidazione della mafia". Parole che sembrano voler avanzare un improprio e quanto mai ardito paragone con un gigante del calibro di Falcone.
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