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Macron nomina Lecornu. Le Pen: "La sua ultima cartuccia"
Ieri 09-09-25, 21:18
Emmanuel Macron ha nominato Sebastien Lecornu, suo uomo di fiducia proveniente dalla destra, alla carica di Primo Ministro, all'indomani della caduta di Francois Bayrou che non e riuscito a risolvere l'equazione impossibile di un panorama politico senza l'ombra di una maggioranza. Il presidente della Repubblica lo ha "incaricato di consultare le forze politiche rappresentate in Parlamento al fine di adottare un bilancio per la Nazione e costruire gli accordi indispensabili per le decisioni dei prossimi mesi", ha annunciato l'Eliseo in un comunicato. "A seguito di queste discussioni, spetterà al nuovo primo ministro proporre un governo", ha aggiunto la presidenza. "Il presidente gioca l'ultima carta del macronismo, trincerato con la sua piccola cerchia di fedeli", Lo ha scritto sui social Marine Le Pen, dopo l'annuncio dell'Eliseo della nomina di Sebastien Lecornu a premier da parte di Emmanuel Macron. E ancora Jean-Luc Melenchon ha denunciato su X "una triste commedia di disprezzo nei confronti del Parlamento" dopo l'annuncio della nomina di Sebastien Lecornu a Matignon, chiedendo ancora una volta le dimissioni di Emmanuel Macron. "Solo le dimissioni di Macron stesso possono porre fine a questa triste commedia di disprezzo del Parlamento, degli elettori e della decenza politica", ha scritto il leader della sinistra. La leader degli Ecologisti Marine Tondelier ha denunciato su BFMTV una 'provocazione' e "un totale mancato rispetto dei francesi", ritenendo che "tutto questo finira male". Lecornu diventa il settimo primo ministro di Emmanuel Macron e il quinto dall'inizio del suo secondo mandato quinquennale nel 2022. Una situazione senza precedenti nella Quinta Repubblica, a lungo nota per la sua stabilita, ma entrata in una crisi senza precedenti dallo scioglimento dell'Assemblea nazionale nel giugno 2024. A 39 anni, l'ex senatore normanno, inamovibile dal governo dal 2017, ha scalato i gradini fino a diventare ministro delle Forze armate, un incarico estremamente delicato in tempo di guerra in Ucraina, e si e affermato come fedele e intimo collaboratore del capo dello Stato. Gia lo scorso dicembre, Emmanuel Macron avrebbe voluto nominarlo a Matignon, ma il suo storico alleato Francois Bayrou aveva finito per imporsi su di lui. Questa volta, il presidente non ha esitato e questa nomina espressa, in contrasto con la sua naturale tendenza alla procrastinazione, sembra indicare che fosse stata accuratamente preparata in anticipo. Dopo aver riconosciuto la sconfitta del suo schieramento alle elezioni legislative anticipate post-scioglimento, aver tentato una semi-coabitazione con l'oppositore dei Repubblicani Michel Barnier e poi con il centrista Bayrou, si affida quindi a un macronista puro e duro. "Il presidente gioca l'ultima carta del macronismo, trincerato con la sua piccola cerchia di fedeli", ha subito ironizzato Marine Le Pen su X. Il rompicapo che il presidente deve affrontare e pero lo stesso che non e riuscito a risolvere da piu di un anno: trovare un profilo in grado di sopravvivere di fronte a un'Assemblea piu frammentata che mai. All'Eliseo si ritiene che la fragile coalizione costruita un anno fa tra la macronia e la destra sia un dato acquisito. Il presidente ha esortato i suoi capi a "lavorare con i socialisti" per "ampliare" la sua base. Ma ha rifiutato di nominare Olivier Faure primo ministro, nonostante le sue offerte di servizi per la formazione di un "governo di sinistra" che avrebbe cercato dei "compromessi". Prima della nomina di Sebastien Lecornu, il primo segretario del Partito socialista ha rifiutato di dire se il suo partito avrebbe negoziato con una personalita proveniente dal campo presidenziale, continuando fino alla fine a "rivendicare il potere". Per reggere, il futuro governo dovra comunque ottenere, come minimo, una non censura da parte del PS, indispensabile per dotare la Francia di un bilancio per il 2026, la cui preparazione ha appena fatto cadere il governo uscente che aveva presentato uno sforzo di 44 miliardi di euro. Il calendario di bilancio rischia gia di deragliare a causa di questo ennesimo sussulto della crisi politica, dopo l'inedito ritardo dello scorso anno. E l'impasse politica rischia di agitare i mercati finanziari, in attesa della decisione dell'agenzia Fitch che venerdi potrebbe abbassare il rating del debito francese. Oggi, la Francia ha contratto un prestito a dieci anni a un costo pari a quello dell'Italia, da tempo considerata tra i paesi meno virtuosi d'Europa. Secondo un interlocutore abituale di Emmanuel Macron, quest'ultimo potrebbe questa volta accettare che il primo ministro faccia concessioni concrete ai socialisti, ad esempio sulla tassazione dei piu ricchi, finora un tabu per lui. Oltre alle avance di Olivier Faure, il capo dello Stato ha comunque respinto gli appelli di coloro che gli chiedevano di ricevere i leader dei partiti di sinistra "prima della decisione", come la leader degli Ecologisti Marine Tondelier, o di nominare prima un "negoziatore" in grado di verificare le possibili coalizioni. Al di la del bilancio, c'era "urgenza di nominare un primo ministro" perché non deve "esserci un vuoto di potere" alla vigilia del movimento "Bloquons tout" (Blocchiamo tutto), previsto per mercoledi, e prima della mobilitazione sindacale del 18 settembre, aveva martellato in mattinata il ministro dell'Interno uscente Bruno Retailleau, leader di LR, evocando un mese "propizio a tutti gli eccessi". Emmanuel Macron lo sa: se ha solo carte imperfette in mano, la carta vincente che giochera rischia di essere l'ultima prima di dover, in caso di nuovo fallimento, sciogliere nuovamente l'Assemblea, come invita a fare il Rassemblement national. In caso di stallo prolungato, aumenterebbe la pressione per le dimissioni di Emmanuel Macron.
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