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"Mamma, l'acqua è gialla": cosa racconta il fratello del piccolo ricoverato
04-06-2025, 10:35
Una patina gialla sulla superficie dell'acqua e quel grido - «mamma l'acqua sta cambiando colore» - che ha fatto sì che tutti uscissero dalla piscina. Ma questo non è bastato. Stavano nuotando in un centro sportivo alla Borghesiana da oltre un'ora, i cinque bambini intossicati – quattro fratellini di 5, 7, 9 e 11 anni e una bimba di 7 – quando «dal tubo che porta il cloro ne è uscito tantissimo». A raccontare quei momenti di paura, con i piccoli che hanno iniziato a tossire e ad avere difficoltà nel respirare, è Alessio, di quasi 12 anni, mentre è nella sala d'attesa dell'ospedale. Con lui ci sono il suo papà, un militare che il 2 giugno si trovava alla parata in via dei Fori imperiali, e il nonno. Secondo la sua testimonianza, dopo la fuoriuscita del cloro si sarebbe formata la patina gialla nell'acqua. Proprio lì si sarebbe tuffato il suo fratellino Mattia di 9 anni, il più grave dei cinque, che è ricoverato in terapia intensiva. Il bimbo rischierebbe infatti gravi danni neurologici per aver inalato l'alogeno. Alessio, il più grande, dopo aver trascorso 12 ore in osservazione mette in fila i ricordi di una mattinata cominciata come un giorno di festa. «Quando siamo usciti dall'acqua, tossivamo tutti. Mia mamma ci ha lavati tutti, ci ha fatto bere acqua e sputare – racconta - Eleonora piangeva e tossiva, ma poi si è ripresa. Mattia però era piegato, come chiuso a chiocciola». A quel punto, secondo il suo racconto, gli infermieri avrebbero chiesto al fratello se dovesse vomitare, «lui ha risposto che stava provando a respirare, ma non riusciva». Tutti loro sono stati poi portati in ospedale, «Mattia ed Eleonora, che erano più gravi, in barella». Con Alessio in ospedale c'è anche Giovanni, il papà, che racconta di come nel pomeriggio, quando sono tornati a prendere le cose, ci fosse gente in piscina. «Il programma non era quello che è poi stato – dice – Al centro saremmo dovuti andare tutti insieme nel pomeriggio, perché la mattina ero impegnato a sfilare ai Fori imperiali». Il militare si trovava infatti a bordo del «primo mezzo dell'esercito» durante la parata. Proprio il figlio di 9 anni, però, avrebbe insistito con la mamma, una donna di 36 anni originaria di Palermo, per andare prima, già dalla mattina, nella struttura sportiva di via Capanna Murata, nella periferia sud-est della Capitale. Appena finita la parata, Giovanni ha quindi ricevuto la telefonata della moglie, che aveva già chiamato il 112: «Erano tutti sulle ambulanze, diretti al policlinico Umberto I». A quel punto si è precipitato verso l'ospedale e ha raggiunto la sua famiglia. «Ho assistito al tentativo di risveglio di Mattia, che però non c'è stato», racconta senza avere notizie in più sulle condizioni di suo figlio perché «i dottori non si sbilanciano». Secondo il militare, al centro sportivo sarebbe mancata una persona pronta ad avvertire in caso di anomalie. «Ho nuotato per tanti anni – spiega - ma quando c'erano dei problemi in acqua avvisavano per farci uscire un paio d'ore per dare il tempo al cloro di diluire». Quella mattina, però, a dare il grido d'allarme per quell'acqua diventata improvvisamente «gialla» sarebbe stato uno dei bambini intossicati. E ora le indagini chiariranno cosa non ha funzionato. Intanto la famiglia resta in attesa, con la speranza che Mattia possa al più presto riaprire gli occhi.
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