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Mattarella: "Patrioti i militari che si opposero a Salò"
Ieri 19-09-25, 21:27
"Patrioti" aveva definito "i caduti" della Resistenza lo scorso 25 aprile. Allo stesso modo Sergio Mattarella chiama i militari italiani che dissero no ai nazifascisti e alla Repubblica di Salò dopo l'8 settembre del 1943. Il capo dello Stato celebra al Quirinale la prima Giornata nazionale degli internati militari italiani nei campi di concentramento tedeschi, circa 650mila persone la cui storia è rimasta "in ombra" per troppo tempo e che l'inquilino del Colle vuole diventi "avanguardia". È giusto, per Mattarella, rendere "pienamente onore" a coloro i quali "con quel no ai fascisti di Salò e alle truppe di occupazione difesero la dignità e il senso autentico dell'amor di patria quando lo stesso vertice dello Stato si era dissolto". La loro, ricorda di fronte allo sguardo commosso di Abramo Rossi, ex ufficiale dell'Arma dei carabinieri internato nei campi e testimone della prigionia, è stata una "resistenza senza armi", che fece da sponda in modo decisivo a chi combatteva nelle campagne per la Liberazione del Paese. "La libertà di cui oggi ci gioviamo ha un debito verso il coraggio di questi uomini - insiste il capo dello Stato -. Patrioti che nei campi tedeschi sono stati privati della loro stessa identità e ridotti a un numero, che hanno respinto lusinghe e promesse quando è stata loro proposta la rinuncia alla loro dignità di italiani in cambio di una scarcerazione. Patrioti che, nelle baracche, dopo il lavoro, hanno cominciato a tessere i fili di quelle relazioni solidali, di quell'etica collettiva che sarebbe diventata l'humus di un nuovo inizio per l'Italia". Furono scelte personali, non calate dall'alto. "Nei no pronunciati allora - evidenzia Mattarella - ci sono ragioni morali e civili, nate certamente dal giuramento di fedeltà alla corona e all'Italia, rafforzate da ragioni di coscienza e dal senso di umanità e della propria personale dignità". A determinarli, dice sicuro l'inquilino del Colle, "vi fu indubbiamente anche la percezione di un tradimento profondo del regime. Nel farsi vassallo del nazismo, il regime rese evidente la sua distanza dai valori più autentici del popolo italiano - è la sottolineatura -. Il fascismo si contrappose di fatto alla nazione e spinse quanti erano stati formati, nella cultura patriottica e risorgimentale, a cercare una nuova casa da edificare per esprimere i sentimenti del Paese". Gli internati dissero no ai nazisti e a Salò per non tradire la patria, e da quei no l'Italia ripartì. Lo testimoniano le parole dell'ultracentenario Abramo Rossi: "Quel giorno i nazisti ci radunarono nel piazzale del lager e ci dissero che potevamo tornare a casa, a patto di arruolarci con la Repubblica di Salò, ma nessuno volle aderire alla proposta. Nonostante la giovane età abbiamo avuto il coraggio di fare la scelta giusta: resistere, combattere e vincere la nostra battaglia. Dopo anni di dittatura abbiamo costruito un'Italia tutta nuova fondata sui valori di libertà e democrazia". Mattarella ascolta e condivide. "La testimonianza di chi ha compiuto scelte coraggiose, che hanno contribuito a rendere possibile un futuro migliore, rappresenta un seme di speranza. Va rivolta - e va espressa - la nostra riconoscenza a uomini che tanto hanno dato alla nostra libertà e al nostro benessere, quando l'esito era incerto e il rischio personale altissimo. Questa riconoscenza - conclude il capo dello Stato - non deve mai venire meno".
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