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Matteo Bocelli: "Il mio nuovo disco piace anche a papà"
Oggi 15-09-25, 12:07
Pop e classicità. Matteo Bocelli torna con l'album «Falling in love», undici canzoni nate dalla collaborazione con Toby Gad, Iain Archer e Johan Carlsson con la produzione di Martin Terefe. Nella tracklist anche due cover, «Caruso» di Lucio Dalla e il duetto con Gianluca Grignani in «Mi Historia», versione in spagnolo della celebre «La mia storia tra le dita». Ne abbiamo parlato con lui nell'edicola degli artisti. GUARDA LA VIDEO INTERVISTA Matteo Bocelli, in «Falling in love» si sente l'intreccio tra tradizione classica e pop. Quali sono state le sue fonti d'ispirazione? «L'album è nato negli ultimi due anni e mezzo in cui sono stato costantemente in tournée. Sono brani nati nelle pause del tour. Scrivere è un bel passatempo. Per la produzione, invece, ho scelto la mia casa come luogo privilegiato. L'idea era quella di invitare produttori e musicisti per vivere la giornata tra musica e cibo. La musica è fatta di emozioni, vissuto e scambio di opinioni. Possono venire fuori versioni accattivanti solo se seguiamo la nostra anima in modo naturale e spontaneo». Nell'album c'è anche la cover di «Caruso». Com'è nata l'idea di interpretare lo standard di Lucio Dalla? «Una cover non è mai facile da approcciare. Ho sentito dentro la capacità di dare qualcosa di personale e autentico. È un brano che mi accompagna sul palco da molti anni ed è con lui che concludo tutti i concerti. Mette in piedi il pubblico. Da anni mi chiedevano una versione mia ed è arrivato il momento giusto». Il titolo «Falling in love» è una chiara dichiarazione d'intenti. Quali lati dell'amore racconta? «In questi brani ci sono varie sfaccettature dell'amore. Non faccio riferimento a una persona specifica ma canto l'amore per la vita. L'amore è il motore di tutto e, senza amore, la vita non avrebbe alcun senso. E poi il tema dell'amore non viene mai a noia». In questo momento è innamorato? «Mi innamoro ogni giorno perché sono innamorato della vita. Bisogna avere sempre sete d'amore». Nell'album c'è un altro duetto importante. Con Gianluca Grignani interpretate «Mi historia», versione in spagnolo de «La mia storia tra le dita». Dall'esterno sembrate molto diversi. Com'è nata la vostra collaborazione? «Forse il bello sta proprio nella diversità. C'è stata sincerità da parte di entrambi. Il brano l'ho approcciato con naturalezza senza copiare una versione già esistente. Gianluca ha apprezzato il mio approccio e ha voluto cantare una parte all'interno della nuova versione. Per me è stata una bellissima sorpresa e sono davvero felice si sia creata questa chimica tra di noi». Cosa vuol dire per lei essere un Bocelli? «È motivo d'orgoglio. Bocelli è una famiglia amata e apprezzata nel mondo. Parlando di carriera si creano molte aspettative che vanno superate con i fatti. Amo il mestiere che faccio. La musica è ciò che mi tiene vivo. Spero che al pubblico arrivino le mie emozioni e la mia sincerità che credo di aver catturato proprio in quest'album. Non vedo l'ora di portarlo sul palco». Che rapporto c'è tra lei e papà Bocelli? La sostiene? Le dà consigli? «Tra noi c'è un bel rapporto. Lui è super concentrato sull'opera. Anche questo progetto l'ho condiviso con lui a cose fatte e l'ha apprezzato moltissimo. Quando ha ascoltato il primo singolo "To get to love you" mi ha detto: "Mi piace ma non so se questa cosa è a tuo favore perché di solito quello che piace a me non piace al pubblico". Ma l'ho visto felice». Tra poco partirà per una tournée mondiale che toccherà anche Stati Uniti e Inghilterra. Cosa sta preparando per il suo pubblico? «All'interno della setlist cercherò di inserire tutti i brani del nuovo album. Ma non posso cancellare i brani classici che tutti si aspettano da me, a partire proprio da "Caruso". La scaletta sarà, dunque, un mix tra musica più moderna e classici intramontabili». Come si immagina tra dieci anni? «Il mio obiettivo è quello di continuare a far musica che è la cosa che mi rende più felice. La risposta più banale sarebbe quella di vedermi su grandi palcoscenici ma ogni pubblico è bello a modo suo. Ogni venue ha il suo fascino. Il teatro, ad esempio, è il luogo in cui riesci a vedere tutti negli occhi e riesci a leggere le emozioni del pubblico. È una situazione molto intima e raccolta. Ma la grande venue ti riesce a travolgere con la sua carica di energia».
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