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Meloni: dazi sostenibili, ora battersi su esenzioni. E il governo lavora sugli aiuti
Ieri 28-07-25, 21:32
La politica italiana si spacca sull'intesa raggiunta tra Ue e Usa sui dazi. Da una parte, il governo esprime moderata soddisfazione per il 'patto scozzese' sulle tariffe al 15%, considerate "sostenibili". E mentre auspica passi in avanti per gli accordi sui singoli settori, è già al lavoro sui sostegni al mondo delle imprese in subbuglio. Dall'altra parte, con sfumature diverse, le opposizioni vanno all'attacco del governo e della Commissione europea. Da Addis Abeba, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni torna a ribadire il concetto già espresso poche ore dopo il patto siglato da Donald Trump e Ursula von der Leyen. Sottolinea il rischio evitato di "una escalation commerciale con conseguenze devastanti" e aggiunge: "Se la base al 15% ricomprende i dazi precedenti - che di media erano intorno al 4.8%, differentemente da quello che prevedeva un possibile accordo al 10% che sommava i dazi precedenti - secondo me è una base sostenibile". Al tempo stesso, la premier esprime cautela. Si dice in attesa di "dettagli" e "dati chiari". E rilancia: "Quello che è stato sottoscritto ieri è un accordo giuridicamente non vincolante, di massima, quindi bisogna definire i dettagli; c'è ancora da battersi per ottenere un accordo che sia il migliore possibile". La premier guarda alle "possibili esenzioni" per alcuni comparti produttivi. "Dopodiché - spiega - bisogna sedersi e interrogarsi su come si faccia a sostenere eventuali settori che dovessero essere particolarmente colpiti". Tema che, per Meloni, deve essere valutato sia a livello nazionale che europeo. Binario doppio, insomma. Da un lato, la premier guarda all'Europa e alza il pressing su semplificazioni e mercato unico: "L'Unione Europea - afferma - non può più perdere tempo, bisogna accelerare e cercare di compensare quelli che possono essere i possibili limiti". Dall'altro, si impegna sulla risposta italiana in materia di aiuti. Ed è proprio all'ascolto delle aziende che è dedicato il vertice convocato nel pomeriggio dal vicepremier Antonio Tajani con il mondo imprenditoriale. "Vogliamo sapere da loro cosa serve per poter cercare di sostenerle in questo momento", spiega il leader azzurro. Che comunque lascia intendere che gli aiuti arriveranno. Per definire tempi e modi, però, resta cruciale attendere la "conclusione dell'accordo settore per settore". Tajani fa riferimento ai contorni ancora sfumati dell'intesa tra Ue e Usa anche quando è chiamato a rispondere su una eventuale manovra correttiva. "Rischio" su cui insiste il Pd, che incalza: "Il ministro Giorgetti lo aveva detto chiaramente, i dazi oltre il 10% sarebbero stati insostenibili per l'economia italiana". E mentre dal Mef arriva la precisazione - . "Giorgetti non ha mai detto 'sopra il 10 insostenibili' ma 'non si può andare molto lontano da questo numero…'" - il segretario di Forza Italia non esclude nulla, e prende tempo: "Non sappiamo ancora gli effetti reali dei dazi". E guardando a Francoforte, aggiunge: "Dobbiamo chiedere un intervento della Bce e ridurre la forza dell'euro per sostenere le nostre imprese". Nella maggioranza, a puntare il dito con maggiore insistenza verso l'Europa ci pensa ancora la Lega. Per il leader Matteo Salvini, così come per Tajani, "i dazi non sono mai positivi". Ma il segretario di via Bellerio affonda: "Penso che il governo italiano abbia fatto il possibile, sicuramente qualcosa a Bruxelles non funziona, le regole europee sono sicuramente un massacro per le nostre imprese, quindi se la von der Leyen non azzera il Green Deal questo non dipende da Trump". E il senatore leghista incalza: "Prima si inizia a parlare di modifica o meglio sospensione del patto di stabilità e meglio sarà".
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