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Milano bevuta: bufera urbanistica sul Pd, sei arresti per Palazzopoli
Ieri 01-08-25, 07:38
Una perturbazione passeggera. Di quelle tipiche delle estati più calde. La sinistra, per settimane, ha cercato in ogni modo di declinare così il terremoto che ha travolto Milano. Ieri la conferma che, restando al paragone meteorologico, siamo assai più vicini ad uno tsunami che ad un acquazzone. Il giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini, in una ordinanza lunga ben 400 pagine, ha disposto l'arresto in carcere per Andrea Bezziccheri, imprenditore e patron della Bluestone, e i domiciliari per l'ex assessore all'Urbanistica Giancarlo Tancredi, il fondatore di Coima Manfredi Catella, l'ex componente della Commissione paesaggio del Comune Alessandro Scandurra, l'ex presidente della stessa Commissione Giuseppe Marinoni e il manager Federico Pella. I provvedimenti sono stati eseguiti dal nucleo di polizia economico finanziaria della gdf. In sostanza, il giudice ha riconosciuto in gran parte l'impianto accusatorio ipotizzato dalla Procura. L'urbanistica meneghina era gestita come un «consolidato sistema di corruttela e commistione tra interessi pubblici e privati per la spartizione del territorio edificabile». I concetti espressi dal gip non lasciano spazio all'interpretazione. «Corrompendo il presidente della Commissione paesaggio Marinoni, il vicepresidente Oggioni e singoli componenti tra cui Scandurra, a loro volta influenzabili dai primi e soggetti alle pressioni di Tancredi, importanti costruttori privati potevano ottenere informazioni, anticipazioni e un occhio di riguardo per le pratiche di interesse». Inoltre, nonostante «non abbia agito per interessi personali, l'ex assessore Giancarlo Tancredi può continuare ad avvantaggiare persone di suo gradimento, come accaduto con Marinoni, in cambio della loro fedeltà alla linea e della disponibilità a intervenire sui progetti di interesse dell'amministrazione per cui lavora tuttora (nonostante l'aspettativa), sfruttando le conoscenze acquisite in tanti anni trascorsi ad occuparsi dell'urbanistica milanese». Ma la vicenda giudiziaria, nonostante la rive gauche della politica italiana (diventata d'emblée garantista) lo neghi di fronte all'evidenza, ha delle ovvie conseguenze polemiche. Sala, che ha giurato di avere «le mani pulite» e di voler «continuare a lavorare per Milano con dedizione», rischia di perdere la propria maggioranza. Giuseppe Conte, ovvero l'uomo che detta la linea politica ai 5 Stelle, ma anche al Pd (con Elly Schlein pronta a tutto pur di preservare il campo largo) ha chiesto all'inquilino di Palazzo Marino un passo indietro. «Sala si deve dimettere. Non per l'inchiesta, ma per il far west edilizio e la speculazione a favore dell'immobiliare». Una posizione pressoché identica a quella di Fratelli d'Italia (e già questa evidenza dovrebbe indurre il primo cittadino del capoluogo lombardo ad una profonda riflessione). «È ora che il sindaco si dimetta, la città non può continuare a essere amministrata in queste condizioni - ha affermato il deputato di Fratelli d'Italia, Riccardo De Corato -. Come fa Sala a rimanere ancora in carica? Cos'altro deve succedere di più grave rispetto a questi arresti?». A settembre Sala e la sua maggioranza sono attesi dalla prova del nove: la vendita di San Siro. «Il nostro voto a favore sicuramente non ci sarà - ha spiegato il segretario cittadino della Lega Samuele Piscina - non facciamo la stampella della sinistra, daremo la spallata alla giunta Sala, su questa delibera si porrà la fine di questa amministrazione».
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