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Moro, le Br e il caso Calabria: Ruffini attacca Schlein sulla candidata Di Cesare
Oggi 02-09-25, 10:39
E così alla fine anche il mite Ernesto Maria Ruffini, il prediletto di Romano Prodi, è stato costretto a mettere le cose in chiaro. E ad alzare la voce. Una stilettata che appare sulle sue pagine social e quelle dei suoi "Comitati Più Uno" a metà pomeriggio. Il bersaglio è Pasquale Tridico, il candidato del campo largo in Calabria, e la sua idea di proporre a Donatella Di Cesare, la professoressa dei talk, di fare la capolista nella sua lista civica. L'alzata di scudi del fiscalista, già direttore dell'Agenzia per le Entrate, deflagra anche al Nazareno, ma con chi diavolo vi siete alleati? Ruffini comincia con un excursus: «Nella stretta di mano tra Enrico Berlinguer e Aldo Moro ci sono le radici prima dell'Ulivo e poi del Partito democratico. Aldo Moro e gli uomini della sua scorta furono assassinati a sangue freddo da terroristi delle Brigate Rosse». E qui arriva la nota dolente: «Tra i protagonisti di quella pagina nera c'era anche Barbara Balzerani. Per questo è inaccettabile che oggi, in Calabria, venga proposta la candidatura di una docente che ha ricordato con nostalgia proprio la brigatista Balzerani». Antefatto: la terrorista muore nel 2024, e la Di Cesare peraltro nota per le sue posizioni filo Putin, scrive un commosso coccodrillo. «La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna. #barbarabalzerani», questo il tweet della professoressa all'amica deceduta. Parole che sono tornate in mente subito dopo la decisione presa dal candidato M5S in Calabria, di chiedere proprio all'insegnante di filosofia teoretica alla Sapienza la disponibilità di correre alle regionali del 5-6 ottobre. I primi a contestare il passo falso del padre del reddito di cittadinanza sono i parlamentari di Fratelli d'Italia che ricordano allo smemorato chi sia la sua testimonial. Poi è il turno del segretario del partito Liberaldemocratico Luigi Marattin che sottolinea le posizioni filo russe della professoressa. Ieri il durissimo attacco di Ruffini, l'aspirante costruttore del cespuglio moderato del campo largo. È la seconda volta, nel giro di pochi giorni, che il fondatore dei comitati Più Uno si fa notare, con dichiarazioni fuori dal coro. Prima del post incriminato su Tridico, Ruffini aveva preso di petto la situazione del Pd, proponendo primarie di coalizione. Insomma la prima sfida diretta alla linea di sinistra/sinistra intrapresa da Elly Schlein. Un radicale cambio di strategia, seguendo i consigli di Romano Prodi, la Margherita bonsai può nascere solo con una spinta autonoma, fuori dai laboratori del Nazareno. Una rotta di collisione con il progetto curato da Matteo Renzi, la tenda dei riformisti: l'ipotesi di mettere in campo un raggruppamento con Gaetano Manfredi e Silvia Salis, un cespuglio ben visto dalla segretaria dem. In questo momento il candidato del M5S che fronteggerà il Presidente Roberto Occhiuto, è l'anello debole dell'alleanza strutturale voluta dai dem. Lo scivolone sulla Di Cesare evidenzia una campagna elettorale che stenta a decollare. Con i primi sondaggi che sottolineano il malessere: Occhiuto al 60% e Tridico al 37%, una distanza abissale. In settimana l'economista che ha "riscoperto" la Calabria, sarà affiancato dal compagno di partito, Roberto Fico, in Campania. Un primo attore che ha già provocato un vero e proprio "terremoto" a sinistra. Per dargli il via libera (atteso a giorni Giuseppe Conte all'ombra del Vesuvio per l'incoronazione) Elly Schlein è stata costretta a firmare la “resa” ad un “nemico” storico: Vincenzo De Luca. Provocando così una crisi di nervi ai fedelissimi Sandro Ruotolo e Marco Sarracino. Tra la congiura dell'avvocato di Volturara Appula che vuole sottrarle la leadership, ed il tentativo dei suoi di farla cadere: l'autunno caldo della segretaria dem.
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