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Nobel per la pace, quelli che tifavano Maduro a sinistra non hanno più parole
Oggi 11-10-25, 08:29
L'assegnazione del Premio Nobel perla Pace 2024 a María Corina Machado, leader dell'opposizione venezuelana, ha scosso il panorama politico italiano, mettendo in luce le contraddizioni di una sinistra che, per anni, ha mantenuto un'ambigua vicinanza al regime chavista-madurista. La reazione- o meglio, i silenzi - di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra sono emblematici di un disagio che affonda le radici in una lunga storia di ambivalenza ideologica. Dal Pd, sono giunte pochissime dichiarazioni ufficiali, contabili sulle dita di una mano. Di certo è arrivato in modo assordante il silenzio di Elly Schlein. Anche il compagno di coalizione, il capo dei 5stelle, Giuseppe Conte, ha scelto il mutismo. Scenario non casuale in quanto per anni, settori della sinistra italiana hanno evitato di prendere una posizione netta contro il regime di Nicolás Maduro, preferendo un approccio che oscillava tra tacita acquiescenza e timida critica. Un atteggiamento che oggi si scontra con il prestigio del Nobel, assegnato a una figura che incarna la resistenza a una dittatura brutale. Il caso venezuelano aveva già messo in difficoltà la sinistra italiana a livello europeo. Il 19 settembre 2024, il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione non vincolante che condannava i brogli elettorali delle elezioni venezuelane del 28 luglio e la persecuzione dell'opposizione democratica, riconoscendo Edmundo González Urrutia come «presidente legittimo e democraticamente eletto del Venezuela». Il via libera ha avuto la meglio grazie al centrodestra europeo (Ppe, Ecr e Patrioti per l'Europa) mentre sul fronte opposto, i voti contrari sono arrivati dall'Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici (dove il Pd ha un ruolo di peso), dal gruppo La Sinistra (con il M5S come osservatore) e dai Verdi. Mentre i leader di sinistra tacciono, alcune voci hanno provato a rompere il silenzio, con risultati che sfiorano il paradosso. Laura Boldrini, deputata Pd ha rilasciato una dichiarazione che ha destato stupore. Pur congratulandosi con Machado, Boldrini ha dedicato gran parte del suo comunicato a un attacco a Donald Trump, accusandolo di aver influenzato l'assegnazione del Nobel. E i leader di Avs Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni hanno aggiunto: «Non ci convince affatto che il Nobel per la Pace sia stato dato a Maria Corina Machado. Una scelta che risponde più all'egemonia politica che la destra conservatrice e i suoi adepti nel mondo stanno cercando di rendere predominante. Chi chiede l'intervento militare degli Usa nel suo Paese, per rovesciare il governo cui lei si oppone, evidentemente c'entra davvero poco con l'impegno perla pace come il sostegno alle politiche di Netanhayu». In Spagna, Pablo Iglesias, ex leader di Podemos, ha scritto su X un commento al vetriolo, sostenendo che il Nobel sarebbe potuto andare «direttamente a Trump o persino ad Adolf Hitler». Un'affermazione che non solo banalizza la lotta di Machado, ma la accosta in modo sconcertante a figure storicamente aberranti. Ione Belarra, segretaria generale di Podemos, ha rincarato la dose, definendo Machado una «golpista» e proponendo Francesca Albanese come candidata più meritevole. Queste posizioni, che riflettono la linea di una sinistra radicale europea vicina a settori di Pd, M5S e Avs, rivelano un'incapacità di confrontarsi con la realtà di un regime che reprime, censura e affama il proprio popolo. Per anni, Pd, M5S e Avs hanno mantenuto un atteggiamento di cauta indulgenza verso il regime di Maduro, privilegiando l'appartenenza a un presunto fronte progressista internazionale rispetto alla difesa dei diritti umani. Le repressioni, i brogli elettorali e la crisi umanitaria in Venezuela sono stati spesso ignorati o minimizzati, in nome di un'ideologia che vede nel chavismo un baluardo contro l'imperialismo. Ora, il Nobel a Machado li pone di fronte a un dilemma: applaudire il premio significherebbe rinnegare anni di ambiguità; criticarlo vorrebbe dire schierarsi apertamente con un regime ormai indifendibile. La scelta, per ora, è caduta sul silenzio, una non-risposta che suona come un'ammissione di colpa.
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