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"Non possiamo vivere con la paura di uscire". Dolore e la rabbia ai funerali di Cecilia
Oggi 14-08-25, 17:34
Chiesa gremita e tanta commozione oggi per i funerali di Cecilia De Astis, la 71enne che lunedì scorso è morta dopo essere stata investita da un auto con a bordo quattro minorenni provenienti da un campo nomadi. Circa 200 le persone presenti nella chiesa di San Barnaba, nel quartiere Gratosoglio. Sulla bara sono stati posti mazzi di gerbere gialle e altri fiori magenta e bianchi. In apertura della cerimonia, i familiari hanno voluto ricordare la donna. Uno dei figli, Filippo Di Terlizzi, è entrato nella chiesa portando un'orchidea: "Mi ricorda mia mamma - ha detto a margine -. Non tanto per l'orchidea in sé, ma per i colori e lo stile del fiore: il bianco mi ricorda il candore di mia mamma e questo viola che un po' richiama l'evento traumatico che ha portato alla sua dipartita". "Insieme abbiamo condiviso grandi dispiaceri, ma anche momenti belli che ci aiuteranno a sopportare dolore misto a rabbia per il fallimento del sistema della società di cui sei stata vittima", ha detto Lina De Astis, la sorella di Cecilia. "A 12 anni un minimo di coscienza la devi avere. Devi sapere cosa è giusto e sbagliato, cosa è male e cosa è bene. Poi io posso capire che sono bambini, va bene, però dietro ai bambini c'è sempre una famiglia", ha detto Gaetano Di Terlizzi, figlio della vittima. Un altro figlio poco prima aveva detto: "Le forze dell'ordine sanno fare il loro operato, bisogna che tutti noi siamo messi nelle condizioni di poter vivere serenamente senza la paura di fare una passeggiata o una piccola commissione per le strade di tutti i quartieri. Chi ha parlato con questi bambini dice che forse non si sono resi conto bene di cosa sia successo: non raggiungevano neanche l'età di 14 anni, quindi capite bene che non possiamo accollare sulle loro spalle tutta la responsabilità del gesto". Al termine della funzione funebre il parroco don Paolo Steffano, che insieme al vicario don Davide Berocchi ha officiato il rito, ha citato Fabrizio De André e la canzone 'Via del campo'. "Dai diamanti non nasce niente, e sappiamo come va avanti, dal letame nascono i fiori e noi qui a Gratosoglio sicuramente non abbiamo diamanti. Ma abbiamo molti fiori, non dimentichiamoli. E se non li vediamo andiamo a cercarli. Non servono gli scatti di rabbia", ha detto il sacerdote che ha poi ringraziato Filippo e Gaetano, familiari della vittima, "che pur avendo il cuore gonfio non vi siete lasciati prendere, come tanti altri. Certo, un po' di indignazione ce l'abbiamo tutti e non può non esserci. Ma non serve la rabbia. Sicuramente non servono i discorsi, i proclami, né tantomeno lo scaricabarile. È sempre colpa di un altro, di un'altra istituzione. Non servono neppure i documenti sulle periferie, nemmeno quelli sulla convivenza pacifica. Servono fatti concreti. Sempre De André dice così: prima pagina, venti notizie, ventuno ingiustizie, lo Stato che fa, si costerna, si indigna, si impegna, poi getta la spugna con gran dignità". Don Steffano ha poi richiamato le parole dell'arcivescovo auspicando "uomini e donne dal fuoco dentro, concrete, che abitano e vivono la nostra realtà, non che parlano e ne approfittano per tirare dalla propria parte chissà quale idea. Persone che però non stanno in silenzio, che agiscono nel concreto e quando cercano di farci tacere, come dice Gesù su Gerusalemme, grideranno le pietre". Ha quindi rivolto un appello a istituzioni e privati a "investire con continuità sulla povertà educativa, sulla scuola, sulle associazioni sportive, le cooperative di quartiere, sulle parrocchie". Concludendo, ha affidato a Cecilia "le nostre speranze. Ti chiedo da lassù di benedire i tuoi figli, ma anche il nostro quartiere, che hai sempre amato. Filippo e Gaetano, insieme a noi, travolti dal male, chiediamo a Cecilia di essere travolti da piccoli segni di speranza".
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