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Odio antisemita al Pride, dopo Roma tocca a Napoli: "Arcigay troppo filo Israele"
20-06-2025, 15:07
La gazzarra di matrice antisemita e il cartonato di Benjamin Netanyahu appeso a testa in giù e fatto sfilare per le strade romane non sono bastati. Ora il conflitto scoppiato nella Striscia di Gaza rischia di spaccare anche il Pride di Napoli, che si terrà sabato 5 luglio e che accoglierà la sua madrina, la cantante Gaia, per celebrare l' «amore senza confini». Un tema, quello della manifestazione in agenda, che però non rispecchia i sentimenti che agitano la galassia ProPal, che ormai da tempo si confonde nelle piazze dagli intenti più disparati e sventola con una mano la bandiera della Palestina e con l'altra quella arcobaleno. Motivo dei contrasti che stanno agitando la comunità Lgbtqia+ partenopea sono le posizioni filo-israeliane di Antonello Sannino, il presidente di Arcigay Napoli, ora bloccato in Israele. Sannino si era recato nello Stato ebraico per partecipare al Pride di Tel Aviv, poi saltato per l'attacco di Israele all'Iran, e per «comprendere lo stato della democrazia e dei diritti civili» nel Paese, da lui sempre ritenuto l'unica democrazia del Medio Oriente. La posizione del presidente di Arcigay Napoli, che parlando con il Corriere del Mezzogiorno ha evidenziato che «in Iran gli omosessuali sono impiccati», ha fatto registrare le defezioni di alcune componenti dell'arcipelago Lgbtqia+ del capoluogo campano. A partire dall'Atn, Associazione transessuale Napoli. «Non parteciperemo al Pride di Napoli e usciamo ufficialmente dalla piattaforma fino ad oggi costruita collettivamente con le altre associazioni», ha annunciato l'associazione, lamentando il fatto di essere stata messa «davanti a un aut aut» e rivendicando l'unica condizione posta, cioè quella di mettere nella piattaforma politica la frase «Basta genocidio, Palestina libera». Stessa decisione è stata presa dall'associazione i-Ken, altra realtà attiva nel territorio Lgbtqia+: «Sentiamo il bisogno di ribadire con fermezza che ogni forma di collateralismo con governi coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani non può avvenire in nostro nome. Per questa ragione non parteciperemo al Pride del 5 luglio e rivendichiamo con chiarezza di non essere parte del comitato organizzatore». Per i-Ken, la presenza di Sannino nella delegazione in Israele è un esempio di «pinkwashing», ovvero di un uso strumentale dei diritti Lgbtqia+ da parte di uno Stato per coprire politiche repressive e conflitti. Sannino, intanto, ha fatto sapere via social di essere al sicuro e ha ringraziato il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e l'europarlamentare del Pd, Pina Picierno, per la vicinanza e il sostegno espressi. Proprio Picierno, uno dei volti dell'area riformista dem, lo scorso marzo era stata messa alla gogna dal suo partito di appartenenza per aver incontrato i rappresentanti dell'Israel defense and security forum, un gruppo considerato vicino alle posizioni di Netanyahu. In rete l'odio antiebraico non si arresta e Sannino finisce ogni ora nel tritacarne: «Resta pure a festeggiare con gli assassini», scrivono gli utenti indignati.
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