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Open Arms, i PM tornano alla carica. Salvini: ''Difendere l'italia non è un reato''
Oggi 18-07-25, 17:41
Il caso Open Arms torna sotto i riflettori della giustizia e del dibattito politico. La Procura di Palermo ha deciso di non arrendersi all'assoluzione di Matteo Salvini nel processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio, presentando un ricorso diretto alla Corte di Cassazione. Il caso riguarda i fatti dell'agosto 2019, quando l'allora ministro dell'Interno negò per giorni lo sbarco a 147 migranti a bordo della nave della ONG spagnola Open Arms, bloccata al largo di Lampedusa. In primo grado, Salvini era stato assolto con formula piena: per i giudici “il fatto non sussiste”, poiché mancavano obblighi giuridici chiari per l'Italia sullo sbarco. Ma per i pubblici ministeri guidati da Maurizio De Lucia, questa lettura non regge. Nel ricorso, firmato anche da due magistrate, si fa leva su una recente sentenza delle Sezioni Unite civili della Cassazione sul caso Diciotti, che ha invece riconosciuto l'esistenza di obblighi precisi e inderogabili in materia di accoglienza e diritti dei naufraghi. Il ricorso alla Suprema Corte, che salta il consueto passaggio in appello, punta a un pronunciamento diretto su questioni ritenute esclusivamente di diritto. Se la Cassazione lo respingerà, il processo sarà definitivamente chiuso. Ma se verrà accolto, si riaprirà in appello, limitatamente ai principi giuridici indicati dalla Corte. Matteo Salvini ha reagito con fermezza: «Mi hanno assolto dopo oltre trenta udienze, qualcuno non si rassegna. Non mi preoccupo». Il leader della Lega ha ribadito di aver agito nell'interesse del Paese, secondo il mandato popolare, e ha definito l'intera vicenda come un attacco politico travestito da processo. Immediate le reazioni dal centrodestra. Il sottosegretario al Mit e deputato di Forza Italia, Tullio Ferrante, ha denunciato “un accanimento ideologico” da parte di certa magistratura, accusandola di voler trasformare legittime scelte politiche in reati penali. Ha anche rilanciato la necessità di una profonda riforma della giustizia: “Una battaglia storica di Forza Italia che stiamo portando avanti”. Sulla stessa linea anche Mariastella Gelmini (Noi Moderati): «Il processo Open Arms non si sarebbe mai dovuto svolgere. E oggi siamo addirittura di fronte all'impugnazione dell'assoluzione in Cassazione. Un accanimento inspiegabile». Arianna Meloni (Fratelli d'Italia) ha espresso pieno sostegno a Salvini: «Andare avanti e lavorare per il bene dell'Italia è l'unica risposta possibile da dare a chi non riesce ad accettare la sua sconfitta. Forza Matteo!». Solidarietà è arrivata anche dal presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, che ha ribadito il principio per cui “chi ha agito per difendere i confini e la sicurezza dell'Italia non va lasciato solo”. Ancora più dura la posizione del vicepresidente della Camera, che ha parlato di un uso distorto della giustizia: «Ricorrere in Cassazione contro Matteo Salvini, assolto con una sentenza ineccepibile, dimostra come il processo possa diventare l'espiazione di una pena gratuita senza colpa. È il paradosso di una giustizia che si presta a strumentalizzazioni politiche». La Corte di Cassazione sarà ora chiamata a esprimersi su un nodo giuridico che va ben oltre il singolo caso e che rischia di incidere profondamente sui futuri equilibri tra potere politico, diritto internazionale e tutela dei diritti umani. Ma per Salvini e i suoi sostenitori la questione è anche e soprattutto politica: difendere i confini – sostengono – non può mai essere un reato.
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