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Orban da Salvini, l'elogio al Ponte sullo Stretto e l'asse su migranti e green deal
Ieri 28-10-25, 22:00
È durato un'ora «l'affettuoso incontro» al Mit tra Matteo Salvini e Viktor Orbán, per la prima visita di un capo di Stato in un ministero. Il vertice tra il leghista e l'alleato ungherese è «stata l'occasione per fare il punto sulla situazione internazionale, con riferimento alle infrastrutture e agli equilibri geopolitici» e alle prossime elezioni ungheresi, delle quali hanno parlato in privato. Nel faccia a faccia non sono mancati scambi su altri temi di stretta attualità politica e geopolitica, come «la pace, la dura critica al green deal e alle politiche suicide dell'Unione europea». Il colloquio, come peraltro già era emerso dai passati incontri, è stato caratterizzato poi dalla «massima sintonia sul contrasto all'immigrazione clandestina», questione che da sempre li vede in prima fila in Ue nella battaglia sul contrasto ai flussi irregolari. Orban si è complimentato per gli arredi personali presenti nell'ufficio del vicepremier, definendo lo spazio «familiare» e «accogliente»: particolarmente apprezzate le maglie del Milan le tante foto presenti, da quelle di famiglia a quelle con i leader del mondo come il Papa, Berlusconi, Meloni. Salvini e Orban, come mostrato anche dalle foto diffuse dallo staff del titolare delle Infrastrutture, hanno indugiato davanti al plastico del Ponte sullo Stretto, collocato all'ingresso del ministero, alla vista del quale Orban si è lasciato andare a diversi complimenti. Per poi soffermarsi sul rendering dell'opera, affisso in bella vista sulla parete dello studio di Salvini al Mit. Il Ponte sullo Stretto, «è un'opera che crea aspettative e curiosità anche a livello internazionale», tanto che Salvini ha invitato lo stesso Orban ad assistere all'avvio dei cantieri, che secondo le ultime stime date dal ministro inizieranno entro il 2025, quindi nei prossimi due mesi. Positivo ed emozionato, infine, il giudizio per il santo padre, incontrato da entrambi negli ultimi mesi. Alla fine del colloquio, però, è arrivato il commento non troppo tenero del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha voluto ribadire che «la linea in politica estera dell'Italia la esprime il Presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri. Poi le altre posizioni sono individuali, ma la linea politica del governo è chiara: noi siamo dalla parte di Kiev». Quello di ieri è stato solo l'ultimo dei numerosi incontri tra il leghista e l'ungherese, da sempre in ottimi rapporti e sopratutto in quasi totale sintonia sui dossier europei. Salvini aveva incontrato Orban a Bruxelles lo scorso 25 marzo, quando il premier di Budapest gli consegnò il premio Hunyadi «per l'impegno a difesa dei valori europei e contro l'immigrazione clandestina». Orban poi non aveva fatto mancare un suo messaggio in occasione del congresso della Lega lo scorso aprile, a Firenze, quando Salvini fu confermato per acclamazione segretario federale. «Siete stati silenziati con metodi peggiori della dittatura comunista, ma caro Matteo bisogna fare sacrifici per proteggere i cittadini, qui in Ungheria ti siamo grati», furono le parole in video di Orban, che ha sempre sostenuto Salvini durante il processo Open Arms. Come avvenne per esempio a Pontida nel 2024, a ottobre, quando l'ungherese arrivò a dire del leader italiano che «è un eroe», per «aver difeso i confini». Nel febbraio di quest'anno i due si erano incontrati pure in Spagna, ospiti a Madrid del presidente di Vox, Santiago Abascal, per un meeting dei «Patrioti» Ue.
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