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Pd in tilt sulle armi, Elly "bombardata" da Prodi e Veltroni
11-03-2025, 12:03
Il nuovo spettacolo pirotecnico che illuminerà ciò che resta del Pd è previsto domani all'Europarlamento. Quando l'emiciclo dovrà votare la risoluzione della maggioranza (popolari, socialisti e liberali) a sostegno del piano Re-Arm EU. E il centrosinistra si presenterà a brandelli, con la delegazione dem che potrebbe dividersi tra favorevoli (i riformisti capitanati da Pina Picierno e Giorgio Gori) ed astenuti (la maggioranza di Elly Schlein), ed Avs e M5S che voteranno risolutamente contro. Insomma l'ennesima miccia pronta a esplodere al Nazareno, spettacolo garantito. Mentre continua la lunga processione dei "padri nobili" che si distinguono dalla segretaria: dopo Gentiloni (che ieri è tornato a sostenere Ursula von der Leyen), Zanda, Letta, si pronuncia anche Walter Veltroni («capisco Schlein ma non si fermi il progetto Ue»). Dal salotto di Fabio Fazio, arriva la bordata di Romano Prodi: «Gli 800 miliardi per il riarmo? Sono una tappa per arrivare alla difesa comune». Già perché domani a Strasburgo sta per manifestarsi (non è la prima volta, ma rischia di essere la più rilevante) un fatto particolare: i dem, che sono comunque la delegazione nazionale più numerosa all'interno del gruppo S&D, sono pronti a distinguersi platealmente dalla casa madre. Con la tentazione di seguire fino in fondo la linea di Giuseppe Conte e del duo Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, costi quel che costi. In queste ore a Bruxelles si sta trattando con la "riottosa" italiana, i socialisti sono disposti a concedere un cenno sull'esigenza di "centralizzare" la spesa prevista in armamenti per venirle incontro, non mettendo in discussione minimante Rearm, quindi comunque sia una disfatta. I pasdaran sono schierati per la linea dura, la segretaria é consapevole che il voto di mercoledì rischia di essere per lei senza ritorno. La scelta finale potrebbe essere persino ininfluente, il Nazareno ormai si è spinto troppo oltre: l'astensione aprirebbe un conflitto vero e proprio, anche sul fronte dei rapporti con la minoranza. Paradossalmente pure il voto favorevole, deciso all'ultimo momento, lascerebbe inalterato il livello di polemiche, innestate dalla segretaria. Poi c'è da registrare un vero e proprio smottamento sul fronte della leadership, Elly è sempre più traballante. La manifestazione di sabato a Piazza del Popolo, quella lanciata da Michele Serra, rischia ormai di segnare il trionfo del leader del M5S, il più coerente e convinto assertore della battaglia contro Ursula von der Leyen. Tanto che Giuseppe Conte già oggi sarà a Strasburgo, accompagnato da 50 parlamentari del M5S, all'insegna del no all'Europa della guerra. E con questa stessa posizione– che è in gran parte anche quella del Pd, oltre che di Cgil e Anpi – l'avvocato di Volturara Appula è pronto a tornare sui suoi passi e unirsi alla manifestazione del 15 marzo, tanto più dopo la correzione di rotta dell'editorialista di Repubblica: «Il riarmo di von der Leyen cozza contro i valori dell'Ue». Una situazione vissuta con sempre più nervosismo nel Pd, le liti sono all'ordine del giorno. Con Carlo Calenda che ironizza sugli affari di Massimo D'Alema, intervenuto a sostegno delle tesi di Elly Schlein: «Questo è il paese in cui uno che fa anche il mediatore per la vendita di armi alla Colombia tuona contro il riarmo senza che nessuno lo prenda a pernacchie». Insomma se l'Europa si riarma, il Pd si smonta da solo, senza neanche bisogno di nemici.
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